L'azzardo è riuscito a metà. Il Milan non è andato oltre il pareggio nel viaggio-trappola a Bologna, nonostante una partenza ad handicap (gol lampo subito da Sansone dopo appena 34 secondi) e un paio di vistosi episodi (pestone su Rebic e fallo di mano in area di Lucumi) ignorati da arbitro (Massa) e soprattutto dal varista (Di Bello). Per la prima volta Stefano Pioli, a microfoni aperti, ha affrontato l'argomento: «Sul fallo di mano la dinamica è da rigore. Si vede che gli arbitri non hanno mai giocato a calcio...». Vero. Ma ci sono anche responsabilità del Milan misto, cioè quello schierato nella ripresa con gli arrivi di Leao, Diaz, Messias e Calabria. Perché ha sprecato almeno due-tre golose occasioni per andare sul 2 a 1 e meritare il successo testimoniato da 19 conclusioni e da un paio di buoni interventi del portiere bolognese nel primo tempo. Rebic, Pobega e Diaz in sequenza hanno sbavato, da posizione favorevole, il tocco finale. Le isolate note negative di questo sabato del villaggio rossonero chiamano in causa ancora una volta Origi e De Kateleaere, i due belgi rimasti ai margini con un contributo di entrambi pari a zero. Origi non si è risparmiato sul piano dell'impegno e della rincorsa, da CDK nemmeno quello. Ecco il punto allora: bisogna promuovere, al di là del risultato, la scelta coraggiosa di Stefano Pioli. Cambiare 10 undicesimi dello schieramento può avere solo due spiegazioni: un attacco di follia oppure una fiducia gigantesca nella sua rosa. Lui ha puntato sulla seconda. Perché infatti quel Milan della prima ora ha comandato la partita, sfiorato il gol e raggiunto il pari sul finire della prima frazione con un sinistro di Pobega, il più intraprendente del centrocampo e dotato della fisicità indispensabile per uscire vincitore da decisivi contrasti. Dopo il primo black-out (sul gol di Sansone sbagliano in sequenza uno dopo l'altro Rebic, Ballò Tourè e Kalulu), Maignan è rimasto a lungo disoccupato, altro dato tecnico da tenere nel debito conto. Alla fine è mancata la precisione nel concludere l'azione perché le percussioni di Leao hanno aperto un paio di varchi nella difesa di Thiago Motta, corso ai ripari con una striscia di sostituzioni per rendere meno fragile l'opposizione tattica allo strapotere del Milan (da ultimo anche Medel nella mischia per mettere i ceppi a Diaz liberato al tiro un paio di volte). Ora si complica la posizione in classifica del Milan ma da qui fino a martedì notte l'unico pensiero resta Napoli, il quarto di finale della Champions. Con un difetto vistoso da eliminare al più presto: la partenza distratta dai blocchi della partita. Mercoledì scorso la percussione iniziale di Anguissa mise Kvara solo davanti alla porta (poi Krunic salvò sulla linea), ieri Sansone da identica posizione ha bruciato Kalulu.
Pittoresca infine la testimonianza di Florenzi sugli umori del suo spogliatoio: «Anche l'anno scorso io in settimana li vedevo mosci e poi in partita mi stupivano. Così hanno fatto con Tottenham e Napoli». In effetti il Milan di ieri è partito moscio prima di mettersi ai remi. Contro Osimhen non può permetterselo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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