Napoli, cosa rischia la società a livello sportivo e giudiziario

La Procura di Roma ha iscritto sul registro degli indagati, come atto dovuto, il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis per le presunte plusvalenze fittizie derivanti dall'acquisto di Victor Osimhen per oltre 70 milioni di euro dal Lille. L'accusa: falso in bilancio

Napoli, cosa rischia la società a livello sportivo e giudiziario
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Guai in vista in casa Napoli: i pm della Procura di Roma hanno iscritto nel registro degli indagati il presidente del club campano Aurelio De Laurentiis con l'accusa di falso in bilancio. Naturalmente si tratta di un atto dovuto dopo la trasmissione degli atti da parte dei pm partenopei e il procedimento si riferisce alle presunte plusvalenze fittizie attorno all'acquisto dell'attaccante nigeriano Victor Osimhen arrivato nel 2020 dai francesi del Lille per tanti milioni di euro più diverse contropartite tecniche.

La ricostruzione dei fatti

L'iinchiesta su queste presunte plusvalenze fittizie è stata spostata da Napoli a Roma, lo scorso mese di agosto, perché proprio dalla capitale fu approvato il bilancio della società azzurra. L'attaccante classe 1998 arrivò in Serie A e tra le fila degli azzurri per la bellezza 71 milioni e 250mila euro, con il Napoli che pagò cash 50 milioni di euro, con i restanti 21 milioni e 250.000 euro che furono messi insieme grazie ai cartellini del portiere Orestis Karnezis e tre giovani calciatori di cui poi si sono perse le tracce nel calcio di alto livello ovvero Liguori, Manzi e Palmieri.

I pm Piscitelli e De Falco vogliono fare chiarezza proprio sulla valutazione dei tre giovani giocatori del settore giovanili azzurro dato che si parla di una "operazione in parte oggettivamente inesistente di 21,25 milioni di euro e plusvalenze fittizie per quasi 20 milioni". L'accusa di falso in bilancio, proprio per questo, è stata dichiarata fraudolenta. ll presidente Aurelio De Laurentiis, la moglie Jacqueline Baudit e i figli Edoardo e Valentina erano stati iscritti originariamente nel registro degli indagati a Napoli e passati ora come atto dovuto a Roma.

L’istituto della revocazione, inoltre, potrebbe essere utilizzato, nonostante l’assoluzione del 2022, in caso emergessero dalle carte nuovi elementi all’epoca sconosciuti. La questione, infatti si concluse nel 2022 con una assoluzione in primo grado e poi anche alla Corte di Giustizia federale, dunque caso chiusa e nessuna sanzione. Ma se la procura federale ricevesse atti con nuovi elementi, che all'epoca dei fatti non erano emersi, potrebbe nuovamente deferire, anche per la stessa operazione, utilizzando l’istituto della revocazione, già impiegato per riaprire il processo contro la Juventus.

I possibili scenari

Il procuratore federale può chiedere la revocazione entro i 30 giorni da quando viene a conoscenza di fatti nuovi.

Come spiega il Codice di Giustizia sportiva infatti si devono verificare queste condizioni: a) se sono l'effetto del dolo di una delle parti in danno all'altra; b) se si è giudicato in base a prove riconosciute false dopo la decisione; c) se, a causa di forza maggiore o per fatto altrui, la parte non ha potuto presentare nel precedente procedimento documenti influenti ai fini del decidere; d) se è stato omesso l’esame di un fatto decisivo che non si è potuto conoscere nel precedente procedimento, oppure sono sopravvenuti, dopo che la decisione è divenuta inappellabile, fatti nuovi la cui conoscenza avrebbe comportato una diversa pronuncia; e) se nel precedente procedimento è stato commesso dall’organo giudicante un errore di fatto risultante dagli atti e documenti della causa. Ancora, dunque, è tutto sospeso e bisognerà aspettare che la Procura della Figc riceva i nuovi atti prima di capire se riaprire un nuovo processo sportivo.

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