
Spalletti è già il passato, Ranieri non è stato il presente, chissà se Gattuso sarà davvero il futuro. Avanti un altro, ché sulla panchina dell'Italia c'è sempre posto. La girandola continua dal 2017, all'indomani della prima dolorosa esclusione dal Mondiale (in realtà la seconda, ma quella del '58 non la ricorda mai nessuno). Niente Russia e poi niente Qatar e adesso l'incubo di un altro playoff, il massimo cui l'Italia oggi può ambire, dopo la falsa partenza nel girone, che più che falsa andrebbe definita disastrosa. Il Mondiale del prossimo anno sarà il primo a 48 squadre, con 16 posti riservati all'Uefa (erano 13 in Russia e Qatar), starne fuori sarebbe davvero un'inarrivabile impresa al contrario.
Il colpevole l'hanno trovato in fretta e in fretta Spalletti ha pagato, nemmeno il tempo di giocare in pace un'altra partita dopo Oslo. La verità è che l'ha cercato proprio il presidente federale Gravina, cioè colui che nemmeno due anni fa, sedotto e abbandonato da Mancini, gli aveva affidato le sorti della Nazionale. Io ti ho scelto, tu te ne vai.
Quando nell'autunno 2017 perdemmo contro la Svezia, Gravina era presidente della Lega Pro. E tuonava, attaccava, prometteva. Via Tavecchio, federazione commissariata ed elezioni un anno dopo. Eletto proprio Gravina, che quindi è in carica da quasi 7 anni. E cos'è cambiato? Nulla, se non il compenso annuale che la federazione riconosce al suo presidente, lievitato nel frattempo da 36 a 240 mila euro. Giusto quello, perché per il resto solo parole, dalla commissione dei saggi annunciata dopo l'Euro-flop di un anno fa e mai vista all'opera, alla riforma dei settori giovanili, alla ristrutturazione del settore tecnico. Tutto come prima, con qualche nome storico del calcio usato come pecetta per nascondere le falle del sistema.
Eppure questo è il calcio che vuole il calcio stesso. «Quando un presidente federale viene eletto con il 98% dei voti sono tutte le componenti che devono capire come dare un contributo per cambiare qualcosa, che non sia solo il cambio del ct, ma un cambio culturale e comportamentale», ha detto il ministro Abodi, intervenuto sulla vicenda. «Le valutazioni tecniche non le commento, ma le modalità con cui si è consumato il distacco con Spalletti mi lasciano perplesso».
Se Gravina, pochi mesi fa e nonostante un'inchiesta penale a suo carico per autoriciclaggio, è stato rieletto presidente per la terza volta, addirittura col 98,7% dei consensi, significa che andare avanti così sta bene a tutti.
Agli arbitri sempre più contestati nonostante l'ausilio tecnologico, anzi proprio per quello, alle leghe minori che continuano a viaggiare oltre le loro possibilità, si pensi al Brescia, ai playout di B ancora da giocare, alle tante squadre fallite in Serie C, a calciatori e allenatori che non prendono gli stipendi. Eppure va bene così, fino al prossimo Mondiale sul divano e al prossimo ct capro espiatorio, avanti un altro.