L'ultima volta allo stadio a vedere la squadra del cuore: il sogno del tifoso malato terminale

La commovente storia di un anziano tifoso del Vitesse, malato terminale, che come ultimo desiderio aveva quello di andare allo stadio con la nipote di dieci anni alla quale aveva promesso questo momento prima di morire

@MijnVitesse (X)
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Ci troviamo ad Arnhem, nei Paesi Bassi, sul basso Reno. È venerdì 27 ottobre, allo stadio "GelreDome" si gioca Vitesse-Pec Zwolle, valida per la decima giornata del campionato olandese, l’Eredivisie. È una di quelle partite che passeranno alla storia per motivi extra-calcistici ma nessuno, ancora, lo sa. Alla fine del primo tempo nella fan zone si vede arrivare, su un lettino, un signore di nome Nijenhuis insieme alla sua famiglia e alla sua nipotina, Guusje, di soli dieci anni.

Intorno a lui arrivano Edward Sturing, bandiera del club sia da giocatore che in società dove ha ricoperto svariati ruoli, sia Thomas Buitink, attaccante del club. Il motivo per il quale Nijenhuis si trova lì è tutt’altro che scontato. L’anziano tifoso del Vitesse è un malato terminale e aveva promesso, prima di lasciare questo mondo, alla piccola nipote che sarebbero andati, per un’ultima volta, allo stadio assieme. La famiglia si è subito attivata, la società si è fatta trovare pronta per regalare un momento speciale al tifoso per la sua ultima volta. Un momento, piccoli istanti di felicità per un nonno e una nipote che condividono la stessa passione, lo stesso amore e gli stessi sentimenti. La commozione è palpabile, non sono fra gli spalti ma anche, e soprattutto, negli occhi di Nijenhuis che appena vede Sturing si fa scappare una lacrima.

Vitesse
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Le immagini che arrivano dal “GelreDome” sono, al contempo, sia strazianti che bellissime. Sicuramente sono emozionanti, perché ci fanno capire come le piccole cose, i piccoli gesti rappresentano al meglio ciò che riempie il cuore e lo fanno sorridere, anche quando si sta per morire. Vitesse-Pec Zwolle è stata una partita normalissima in campo, terminata 1-1. Fuori dal rettangolo di gioco, però, è stata di una potenza inimmaginabile.

È una storia che rappresenta situazioni che si vivno tutti i giorni, come quella di un rapporto con i propri nonni, come quello dell’andare allo stadio per sostenere la propria squadra. Perché a tantissimi sarà capitato di andare per la prima volta allo stadio con i nonni e di ricordarsene ogni volta che si entra per tifare la propria squadra.

Perché, a volte, sono questi gesti a ricordare cosa conta davvero e che il calcio, come ogni altro sport, può al meglio trasmettere queste emozioni che hanno suscitato commozione ovunque, dentro e fuori dal rettangolo di gioco, dagli spalti ai presenti accanto a Nijenhuis finendo al web. Cose semplici ma più potenti di qualsiasi trofeo. Grazie Nijenhuis e grazie Vitesse. Buona vita Guusje.

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