
Erano quattro passi, dopo Lecce sono tre. Anche questo è stato uno step difficoltoso, di grande sofferenza per via di quella metamorfosi che quasi puntualmente coinvolge il Napoli nel secondo tempo. Conte è tra quelli ad aver sofferto maggiormente: «È una vittoria importante ma non la più importante. Lo confesso, temevo questa trasferta e arrivare nei minuti finali con un vantaggio minimo, ha fatto prevalere nella squadra l'istinto di difendere un risultato così prezioso. Ma noi vogliamo scrivere la storia». Prima metà su grandi ritmi, giocate veloci e vantaggio meritato, ripresa senza mai tirare in porta, con il pallino del gioco (volontariamente?) lasciato agli avversari che si confermano l'attacco più avaro del campionato, e quindi creano solo ansia ed apprensione dalle parti di Meret senza avvicinarsi al pareggio. Tra accelerate e brevi pause, il Napoli lascia scorrere un primo tempo per niente noioso
iniziato con il toccante ricordo di Fiorita prima di cinque minuti ad alta tensione: il vantaggio immediato di Lukaku annullato dal Var per mezzo piede del belga in fuorigioco e poi la forte protesta della curva salentina, con prolungato lancio di fumogeni in campo che ha costretto l'arbitro Massa a sospendere la gara per circa 5 minuti.
Sono stati gli azzurri per primi a scrollarsi di dosso la tensione di un pomeriggio difficile, imponendo il palleggio e trovando il gol buono con una pregevole punizione di Raspadori, l'uomo dei gol decisivi (vedi quello alla Juve nel 2023), dopo la furba intesa con McTominay che spiazza il portiere Falcone. Il Napoli non approfitta del prevedibile sbandamento dei giallorossi, si accontenta di gestire il gioco e quindi di limitare le offensive dei leccesi ma quando rallenta, deve inevitabilmente concedere spazi: i padroni di casa si fanno vivi sui calci piazzati e sul gioco aereo, la specialità della casa e infatti da azione di
corner Gaspar colpisce quanto basta di testa per mettere fuori causa Meret con pallone che però colpisce la traversa prima di sfiorare il braccio di Spinazzola, non in maniera così evidente da richiedere l'intervento del Var. E prima dell'intervallo c'è pure il raddoppio sfiorato dagli azzurri: contropiede finalizzato da Raspadori con un diagonale di poco a lato.
Di questo Napoli, c'è poco o niente nel secondo tempo che è bruttino, intenso sì ma scandìto appena da un gol
giustamente annullato a Olivera e da una parata non impossibile di Meret su Elgason. La miglior difesa d'Europa regge tra palpitazioni, cinismo e affanni la cui somma significa vittoria sporca, preziosa e chissà se decisiva.