Gli scricchiolii c’erano già stati a Bruxelles, quei 20 minuti iniziali che i successivi 70 avevano cancellato da molti resoconti, ma non dalle memorie. I fatti non si cancellano e l’Inter aveva sofferto troppo in difesa, contro una squadra modesta. A Napoli il livello si è alzato e le crepe sono diventate voragini, la paura si è trasformata in incubo e la terza sconfitta in 8 partite è stata inevitabile. Vero che c’è l’alibi del rigore fasullo assegnato al Napoli e che costerà una sospensione all’arbitro Mariani e ai suoi collaboratori (tutti, compresi quelli in sala Var), perché anche per i vertici AIA la decisone finale è stata sbagliata.
Ma è un alibi, appunto. Non una spiegazione. E già a botta calda e a malincuore lo hanno onestamente ammesso anche Marotta e Chivu, riconoscendo i meriti degli avversari ed evitando, soprattutto l’allenatore, l’acquitrino delle polemiche in cui ha cercato di trascinarli Conte, un maestro anche in questo, come ha più volte dimostrato in carriera. Buon per l’Inter tornare in campo già mercoledì, di nuovo a San Siro dopo 25 giorni.
Avversaria una Fiorentina piena di problemi, contro cui l’Inter dovrà evitare gli errori individuali e di squadra che ha commesso nel secondo tempo di Napoli e che hanno portato al risultato finale. Ma qui inevitabilmente si ritorna all’estate e alla valutazione che si è fatta su un reparto che già l’anno scorso aveva dato segnali di cedimento. Inutile stare a contare i gol, anche se gli 11 subiti in 8 partite sono tanti (anche nel 2024 erano già 9), così come lo sono le 3 sconfitte (delle quali 2 contro avversari di pari lignaggio), perché non è nei numeri che stanno i problemi. E nemmeno la classifica è un problema, nonostante oggi l’Inter abbia 2 punti in meno di un anno fa: tutto resta possibile per tanti, se non per tutti.
A Bruxelles, De Vrij (34 anni a febbraio) ha giocato un brutto primo tempo, facendosi ammonire e inducendo Chivu alla sostituzione già nell’intervallo. A Napoli ha giocato Acerbi (che di anni a febbraio ne compie 38) e il non-centravanti Neres ne ha messo in evidenza tutti gli attuali limiti, che l’esperto difensore riesce a mascherare negli spazi stretti, sempre al limite del regolamento. Sommer è stato bravo a Bruxelles, molto meno a Napoli: Pep Martinez è in grado di ereditarne il ruolo? L’Inter ancora non lo sa.
Il valore di Akanji non si discute, quello di Bastoni nemmeno, al povero Bisseck è stata soprattutto appiccicata un’etichetta, ma grazie a Chivu ha ancora il tempo per scrollarsela di dosso. Ma la stagione è lunga, le partite sono tante e gl’infortuni prima vanno messi in preventivo (oggi gli esami per Mkhitaryan, fuori per almeno 20/30 giorni).
L’Inter ha 4 attaccanti di valore, gioca senza Thuram da un mese e se il più forte di tutti (Lautaro) non avesse sbagliato l’impossibile, anche a Napoli avrebbe ammortizzato l’assenza del francese. Ma la difesa? L’impressione è che non sia ugualmente attrezzata.