
L’Atalanta riconquista San Siro (sempre sconfitta con l’Inter) e difende il terzo posto con il successo sul Milan che segna in modo marcato il proprio rilancio. Per i rossoneri è l’ennesima sconfitta domestica a dimostrazione che non è solo questione di sistema di gioco ma di idee e di organizzazione collettiva, questa sconosciuta per il team di Sergio Conceiçao che poi - sotto di un gol- è tornato all’antico 4-2-3-1 con gli arrivi di Abraham, Joao Felix e Gimenez più Chukwueze, tutta l’artiglieria a disposizione in panchina, senza guadagnare apprezzabili sbocchi.
Il sigillo della Dea porta la firma di Ederson, terminale di una geometrica azione collettiva con Lookman che da sinistra trova Bellanova a destra, correzione di testa per il brasiliano che segna in tuffo. La prima volta che durante la ripresa, il Milan mette il naso nella metà campo dell’Atalanta, viene sorpreso fuori posizione, specie in difesa e paga pegno. Ma quello che resta un deficit inquietante è la prova scheletrica del primo tempo milanista: zero tiri in porta, qualche lancio da dietro per lo scatto di Leao, e nient’altro, lasciando all’Atalanta il possesso della palla e il comando del gioco.
A pochi giorni dal derby di ritorno con l’Inter per raggiungere la finale di coppa Italia, è questo l’aspetto più sconfortante di una stagione da dimenticare.
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