Da Certaldo (Firenze), paese che gli ha dato i natali, Luciano Spalletti in centoventi secondi risponde a tutti gli interrogativi che ogni addetto ai lavori e appassionato si è posto negli ultimi due mesi. Due minuti per dare le risposte che in due mesi nessuno ha trovato, forse solo ipotizzato (con qualche errore di troppo, stando alle parole del tecnico toscano).
A seguito della vittoria dello scudetto con il Napoli che ha riportato il tricolore all’ombra del Vesuvio facendo impazzire un intero popolo, il tecnico di Certaldo ha immediatamente voluto fare una distinzione fra le sensazioni che lo accompagnavano nella sua città natale: "A Napoli mi hanno abituato bene dal punto di vista dell'entusiasmo e della gioia, qui è differente. Riapro il cassetto dei ricordi, ritrovo tutti i compagni di gioventù e la città, cambiata. Ci sono addirittura i semafori...". Dal palco ha poi aggiunto tornando sull’argomento: “Mi hanno dato una gioia che non sta né in cielo e né in Terra. Nessuna impresa, anche se importante, come quella che è avvenuta quest'anno, può meritare tutta questa gioia qui. Se mi mancherà? Moltissimo, però ormai ho preso delle cose che faranno parte di me sempre e io li difenderò e sarò lì a guardare quello che succederà loro".
Niente liti con De Laurentiis
Spontanea la domanda sulle ricostruzioni di eventuali litigi con Aurelio De Laurentiis: "Non ho litigato con nessuno? Questa è una cosa parziale di sicuro e anche un po' sbagliata perché non ho trovato nessuno che voleva litigare con me. Se nessuno vuole litigare con me, io non voglio litigare con nessuno. E poi l'obiettivo è sempre uno: non 'comando io', 'comanda lui' o 'si fa come dico io'. Per me si fa come dicono le persone intelligenti. Intelligente è colui che dice cose intelligenti. Se uno dice cose migliori di me si fa come dice lui, non ho problemi a dovermi accontentare di quello che dicono gli altri ed eseguire. Sono esecutivo al massimo, sono come Kim Min-jae".
Anno sabbatico?
Incalzato sull’anno sabbatico che tutti consideravano una realtà conclamata, Spalletti non le ha mandate di certo a dire: “Ve lo siete inventato voi e ve lo portate avanti voi, ho detto che avevo bisogno di tirare il fiato e delle cose da sistemare. Mi ci vuole un po' di tempo, poi vedrò quello che mi passa davanti e valuterò le cose di cui ho bisogno. Avevo bisogno di stare fermo e imparare dagli altri allenatori. Ma non mi assomiglia il concetto di anno sabbatico, non è che si possa dire se l'anno prossimo rientrerò. Le esigenze cambiano, si viene attratti da altre cose".
E sulla Nazionale...
A quel punto è sorta spontanea la domanda sulla sua prossima avventura – taluni sostengono sarà alla guida della Nazionale azzurra – che ha trovato nuovamente pronto il tecnico campione d’Italia: “Ci vuole sempre la passione del gioco, del pallone. Non è detto che per forza si vada a cercare cose eccezionali. Mi serve emozionarmi, cerco il sentimento, al di là del livello. A Napoli mi hanno dato una gioia immensa, nonostante sia stata grande la cosa che abbiamo fatto, non c'è grandezza che possa meritare la gioia che mi hanno dato. Impossibile ricambiare la gioia che mi hanno dato, difenderò sempre il Napoli. (…) Non fate i cattivi (riferendosi ai giornalisti che lo incalzavano, ndr), sto fermo sicuramente fino all'anno nuovo. Poi si vede come mi sento io, se ami una cosa come hai amato Napoli, poi è difficile. I tifosi mi hanno abbracciato, io faccio riferimento a loro".
A conclusione delle domande incalzanti, forse la più calda e dolorosa per i tifosi partenopei, quella sul possibile approdo di Spalletti nella Torino bianconera, posta quasi a richiesta di eterna promessa di amore a Napoli: "È chiaro che quando si vuole bene a qualcosa bisogna dare ascolto al sentimento e alle cose che fanno piacere a chi vuoi bene. Non si può fare un torto a chi ti vuole bene. È una domanda troppo difficile a cui rispondere ora: e chi dice che andrò alla Juve perché ora c'è andato Giuntoli...è un'equazione da poverissimi, da chi non ha argomenti".
Che frecciata ad Allegri
Con Spalletti però, dobbiamo aspettarci di tutto. E allora non è finita finché lui decide che non è finita. È nel finale il momento più alto e più pungente, con una stoccata a Massimiliano Allegri: "Il calcio è facile? Lo abbiamo imparato e lo sanno dire tutti, a noi piace sentire e provare a fare cose diverse. Serve entusiasmo".
Insomma, centoventi secondi di Spalletti carichi di parole, ricostruzioni, frecciatine, verità e
risposte. Centoventi secondi in cui il tecnico toscano ha voluto, attraverso la sua vivavoce, demolire e distruggere i falsi miti creati in questi ultimi sessanta giorni. Con la sensazione che non sia di certo finita qui.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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