
Lo intercettano in un rovente giardino romano. Giacca che vira sui toni del grigio, camicia bianca, occhiali spessi debitamente inforcati. Estate 1982, precisamente agosto. Le telecamere della Rai placcano Federico Fellini e, per restare giornalisticamente agganciati al momento, gli chiedono dove andrà in vacanza quell'anno. Lui dapprima appare stranito, come se quella domanda fosse bizzarra, inusuale. Poi si aggiusta la montatura, tocca il collo della camicia, incrocia le braccia e si immette in una riflessione profonda sul senso delle ferie, spiazzando l'intervistatore.
"Non sono mai andato in vacanza, non credo che andrò nemmeno quest'anno", spiega con grande naturalezza. "L'idea della vacanza mi è completamente estranea - aggiunge - e non capisco nemmeno bene che cosa voglia dire. A me pare di essere da sempre in vacanza". Il riferimento del regista va all'occupazione che riempie le sue giornate: vissuto come un sogno che si è materializzato, lo induce a pensare di essere continuamente in ferie, perché non gli pesa affatto. Anzi: "Faccio un lavoro che mi piace, quando lavoro è proprio il momento in cui mi sembra di godere di tutte le libertà possibili, e di realizzarmi nella maniera più festosa, fastosa, più simpatica, congeniale".
Poi Fellini sferra un fendente anche nei riguardi dell'affollatissimo mese di agosto. "L''idea poi di dover andare in un posto dove le cose dovrebbero avere un ritmo diverso e stare insieme con degli altri, oppure da solo, a far che poi, mi è proprio estranea. Non ho bisogno di cambiare ritmo di vita. Mi pare che le cose vadano già bene così, non ho bisogno di vacanze".
Allegro, disinvolto, il regista si dice alla fine dispiaciuto per chi la pensa diversamente: "Mi dispiace per tutti gli albergatori o per le località che aspettano che arrivi, ma devo deluderli per l'ennesima volta, per la sessantaduesima volta (dice riferendosi alla sua età, ndr)".
E se invece alla fine dovesse andare in vacanza, lo incalza il giornalista? "Le frasi che cominciano con il se - chiude il discorso Fellini - mi mettono in un imbarazzo tremendo". D'altronde mica può essere un normal one uno che ha concepito Le notti di Cabiria e La Dolce Vita, Amarcord, I Vitelloni, Otto e mezzo e tutta il resto della sua illuminata filmografia. In fondo il suo è un messaggio sopra al quale non può essere apposta una data di scadenza: se fai già quello che ti piace, vuoi farlo per tutto il tempo.
E agosto - il mese per definizione per rosolarsi al sole o sciallarsela in montagna - è il momento giusto per portarsi avanti con i progetti. Con buona pace di chi avverte l'esigenza di dover staccare da qualcosa o da qualcuno. Fellini no. Fellini non va in vacanza.