Diventa maggiorenne la birra più ribelle che c’è

Compie 18 anni la Punk IPA del birrificio indipendente scozzese BrewDog. Un prodotto nato in un garage di Ellon che cambiò le regole del gioco nel settore, rompendo il monopolio delle lager industriali e diventando la bandiera di un movimento che avrebbe reso BrewDog un marchio globale e l’IPA scozzese un’icona per milioni di appassionati

Diventa maggiorenne la birra più ribelle che c’è
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Nel 2007, in un garage di Ellon, nel nord-est della Scozia, due giovani appassionati di birra – James Watt e Martin Dickie – misero in circolazione la loro creatura più ribelle. La chiamarono Punk IPA. Oggi quella birra diventa maggiorenne e si guarda indietro con la consapevolezza di aver cambiato le regole del gioco.

All’epoca il mercato europeo era dominato dalle lager industriali: prodotti uniformi, facili, poco inclini a stupire. Punk IPA arrivò come una scossa, dichiaratamente “anticonformista” e costruita per ribaltare l’idea di cosa potesse essere una pinta. Lo slogan, “Craft Beer for the People”, fu più di un manifesto pubblicitario: divenne la bandiera di un movimento che avrebbe reso BrewDog un marchio globale e l’IPA scozzese un’icona per milioni di appassionati.

Diciotto anni dopo, il percorso non appare lineare ma coerente. Punk IPA si è adattata, migliorando tecniche di produzione e selezione delle materie prime, senza però smarrire il suo carattere. L’aroma intenso del luppolo resta il tratto distintivo di una birra che ha imparato a crescere restando sé stessa. È questo equilibrio tra evoluzione e identità che le ha consentito di attraversare quasi due decenni senza perdere attrattiva.

Oggi, nel catalogo BrewDog, Punk IPA rimane il marchio più riconoscibile, quello che sintetizza lo spirito originario del birrificio. Con i suoi 5,4 gradi alcolici, un colore dorato intenso e una trama aromatica costruita su luppoli americani e neozelandesi, mantiene fede alla promessa delle origini. Al naso colpiscono le note agrumate e tropicali – pompelmo, frutto della passione, ananas – mentre al palato emerge un finale lungo, fresco, piacevolmente fruttato.

Non più la novità irriverente di un tempo, ma nemmeno una birra “normalizzata”: Punk IPA resta una sfida alle convenzioni, una bandiera di quella rivoluzione craft che da un garage scozzese ha conquistato il mondo. E a diciotto anni, più che guardare indietro, sembra pronta a difendere ancora una volta il ruolo di icona, dimostrando che l’età adulta non è necessariamente sinonimo di conformismo.

Dal 2022 in Italia il marchio scozzese BrewDog è distribuito nel retail da Royal Swinkels Family Breweries N.V., la holding del gruppo Swinkels Family Brewers, realtà birraria indipendente al 100 per cento e guidata dalla stessa famiglia da sette generazioni. Un’azienda nata a Lieshout, nei Paesi Bassi, con il birrificio Bavaria, e si è allargata negli anni fino a comprendere altre realtà produttive: De Molen a Bodegraven, Palm e De Hoorn a Steenhuffel, Rodenbach a Roeselare e, fuori dall’Europa, Habesha a Debre Birhan in Etiopia. La famiglia collabora inoltre con il birrificio trappista De Koningshoeven a Berkel-Enschot. Il gruppo possiede anche due impianti di maltazione, tra cui Holland Malt, capaci di produrre quasi 400mila tonnellate l’anno, oltre a CereX, che fornisce estratti e composti di malto.

Nel 2019 la produzione complessiva è stata di 8 milioni di ettolitri di birra e oltre 800mila di bevande analcoliche. A completare il quadro c’è Bier & cO, tra i principali importatori europei di birre speciali, entrato a far parte della galassia Swinkels nel 2018.

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