
L'hanno presentato prezioso come un violino. Ma lui, StradiVardy, il proprio nomignolo divenuto anche hashtag lo usa su uno spartito diverso: «Sono qui per dare battaglia per 95' e smentire chi dubita di me». Rock and roll per la Cremo, come lui già la chiama dandole del tu. Altro che pezzi delicati da museo, di quelli da conservare dietro una teca. Il 38enne attaccante inglese suona la batteria, presentandosi ai grigiorossi: «Non sto più nella pelle. Per tutta la carriera sono stato sottovalutato e ho lottato per far ricredere tutti. E ce l'ho fatta».
Ha capito il sound, l'ex Leicester, che in una squadra di provincia ci arriva per lottare e cercare la salvezza, non per solfeggi da fine carriera («l'età è un numero, io ascolto le gambe»). Concetti tosti come il metal, in una Cremona in cui con Vardy è facile sentirsi come sulla ciclabile del Po, ascoltando le Quattro stagioni di Vivaldi, colonna sonora scelta per intonare il benvenuto del capocannoniere della Premier 2020, calciatore dell'anno 2016 Oltremanica e ottavo al Pallone d'oro nello stesso anno. Uno che all'arrivo a Linate una decina di giorni fa ha firmato il proprio volto tatuato sul polpaccio di un tifoso. Uno che con la cavigliera elettronica ci aveva dovuto giocare, a metà anni Duemila, dopo una rissa al pub.
Vardy al calcio professionistico ci è arrivato tardi, dopo aver lavorato anche in una ditta di protesi: «Quasi nessuno credeva alla salvezza della Cremonese e lottare per invertire i pronostici è ciò che mi ha convinto», ha punzecchiato per motivare la scelta italiana. E poi «la famiglia», anche se «mi avevano detto che Cremona era un posto tranquillo, ma è stato tutt'altro nei primi giorni ed è stato molto divertente», vista l'accoglienza riservatagli dai tifosi. Il Belpaese, sin qui, l'aveva conosciuto solo tramite l'approccio italico di Ranieri e Maresca allenatori («ho già giocato con lo stile italiano. Molti dicevano che non faceva per me, ma ho fatto 20 gol in un anno») e con Del Piero in tv («quando ero bambino, un idolo»).
Nel frattempo, svela di aver ricevuto in dono dal patron Arvedi un libro in inglese sulla Città del Torrazzo, sperando forse che la sua Cremonese riesca a fare come il Leicester, vincitore a sorpresa del titolo. La sviolinata è del diesse Giacchetta: «La storia di Vardy parla di sogni diventati realtà».