Il nostro meraviglioso pubblico.
Al Sardegna Arena di Cagliari, partita interrotta, poliziotti in campo, esplosione di bombe carta, mortaretti, rissa tra tifoserie rivali, striscioni offensivi «a caccia di pecore» ideati dai gentiluomini napoletani, insulti di risposta dalla fazione sarda, Oriali, nell'imprevisto ruolo di moderatore, corre in preghiera sotto la curva implorando di smetterla con il lancio di oggetti vari, calciatori stupiti, arbitro imbarazzato, dieci minuti di rave-partita, nessuna immagine televisiva per evitare di aggiungere gloria ai delinquenti in missione, si ritorna dunque al medioevo, lo stadio come territorio libero di spaccio, aggressione, ricatto, razzismo, violenza, complicità dei club come dimostrato dai recenti episodi di criminalità milanese, connivenza tenuta stranamente sotto traccia, e, a proposito, San Siro è il solo impianto calcistico italiano dove è consentito l'accesso e l'uso di megafoni e microfoni che seguono, con suoni gutturali, il gioco delle due squadre di casa, non c'è distinzione, Inter o Milan è rutto libero senza che nessuno, società, lega, polizia, intervenga come, invece, accadrà da domani in Champions league là dove le regole vengono rispettate rigorosamente. Anche se l'arrivo dei tifosi inglesi del Liverpool a Milano e degli olandesi di Eindhoven a Torino non suggerisce giorni tranquilli.
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