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La calda estate dell'orso acrobata mette in agitazione un paesino abruzzese

Figlio di Gemma, la platigrada diventata ormai una star del Parco d'Abruzzo, ha dimostrato finora una grande abilità nello scalare recinzioni alte anche tremetri, e camminare in bilico sui tetti. Ma il presidente dell'Ente tranquilizza «Nessun pericolo particolare, da sempre gli orsi scendono nei centri abitati»

Per il momento il giovane orso «acrobata» che scorrazza per le vie di Scanno scavalcando recinzione e camminando sui tetti rimarrà libero. Il presidente del Parco Nazionale Abruzzo Lazio e Molise, Giuseppe Rossi, ha infatti precisato che al momento non esistono le condizioni affinché si proceda a una sua cattura. «La situazione non è semplice ma non presenta quelle situazioni di pericolo che possano giustificare una immediata cattura dell'animale. Da parte nostra continueranno in collaborazione con il servizio scientifico del Parco, le azioni di dissuasione per cercare di tenere lontano l'orso dal centro abitato di Scanno e di quei pesi come Bisegna che vengono frequentati normalmente da questi animali. Tra l'altro da sempre gli orsi scendono nei centri abitati per trovare cibo. È solo un fenomeno oggi più evidente grazie a una informazione più presente e costante».
Da qualche tempo infatti Scanno, paesino aquilano di poco più di 2.000 abitanti a ridosso del Parco Nazionale, riceve infatti le visite più o meno gradite di una famigliola di platigradi. Prima un'orsa, chiamata Gemma, insieme ai due cuccioli, adesso solo un giovane animale, con ogni probabilità uno dei piccoli ormai cresciuto. Li trovano dentro gli ovili, nei giardini, agli angoli delle strade. Creando non poco trambusto. Una donna aveva scambiato uno di questi animali per un cane e si era avvicinato per fargli due coccole. Figuriamoci.
Il primo avvistamento risale al settembre 2008 quando Gemma e i suoi cuccioli furono sorpresi all'interno di una villetta, raggiunta dopo aver scavalcato un alto muretto di cinta. La scoperta venne fatta dai proprietari che avevano sentito rumori e si erano affacciati. La notizia fece in pochi minuti il giro del paese attirando una cinquantina di persone, tra residenti e villeggianti. Poi arrivarono i carabinieri che allontanati i curiosi, aprirono il cancello e fecero scappare i plantigradi. Più tardi arrivò trafelato anche un contadino denunciando di aver ricevuto la loro visita, in particolare all'orto dove avevano fatto colazione con le mele. Gemma e i suoi figli furono poi avvistati in zona, e non sempre si è trattato di innocui incontri. A farne le spese pecore e agnelli. Un vera strage il 22 e il 23 giugno di quest'anno, quando l'orsa fece strage in alcuni allevamenti a La Prata e Valle Jovana sempre di Scanno.
Ma subito dopo uno dei piccoli ruba la scena alla mamma e si fa notare già il 24 giugno dentro un recinto di ovini dove uccide una pecora e ne ferisce altre tre. E fin qui niente di strano. Quello che lascia tutti di stucco è l'abilità dimostrata dal plantigrado nello scavalcare un recinto alto più di tre metri. Meritandosi il soprannome di «orso acrobata». Che torna poi a farsi notare il 9 agosto e questa volta in pieno giorno, evento piuttosto raro. Una turista vede infatti un grosso e placido cagnone pigrottare sotto un albero, al riparo alla calura estiva. Si avvicina per accarezzarlo ma giunta a pochi metri si accorge che si tratta di un orso. Terrorizzata caccia un urlo. L'animale si alza e, a sua volta spaventato, si infila come un razzo nel bosco.
Ma a questo punto le sue visite al tranquillo paese montano diventano troppo frequenti, dimostra di non aver paura di entrare di giorno e di notte, né di avere difficoltà a muoversi tra strade. E comunque nessun ostacolo sembra riuscire a fermarlo. Gli esperti si interrogano, qualcuno propone di catturarlo per munirlo di un radiocollare per poterlo seguire in tutti i suoi spostamenti.
Ma l'altro giorno è arrivata la decisione del preside del parco Giuseppe Rossi: «Lasciamolo stare, le sue visite sono normali, solo un po' troppo enfatizzate dalla stampa».

Insomma anche questa volta è colpa dei giornalisti.

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