Roma

Caldarrostai, via libera alla «sanatoria»

Claudia Passa

Ad agosto la proposta di delibera per «regolarizzare» i caldarrostai del centro storico era stata protocollata in I municipio con somma urgenza, a scongiurare il pericolo che i venditori ambulanti restassero senza concessione e senza i banchetti «dalle castagne d’oro». Ma solo in questi giorni l’atto è passato al vaglio del parlamentino di via Giulia, che (a maggioranza) ha dato il suo placet dopo una baruffa (politica) durata settimane.
Le postazioni indicate nella delibera sono 19, come anticipato a suo tempo dal Giornale. Tutte nel cuore della città, negli angoli più prestigiosi. Di bando pubblico (come vorrebbe la legge) per il rilascio delle concessioni stagionali valide fino al 31 marzo 2006 non se ne parla: non c’è tempo, dicono a via Giulia, bisogna regolarsi altrimenti. Ovvero col criterio dell’anzianità, che privilegerà chi il suo redditizio banchetto ce l’aveva già negli anni precedenti. I 19 siti sono già stati individuati nella delibera. Peccato che la conferenza di servizi, che dovrà valutare la liceità delle postazioni in base ai pareri emessi dai vigili urbani, dalle varie sovrintendenze e dall’ufficio città storica, non si sia mai riunita. E che lo stesso Fazio Zuccarelli (Ds), vice-presidente del municipio con delega al commercio, in piena seduta consiliare abbia ammesso con candore che, a ben vedere, solo 8 postazioni avrebbero i requisiti per ottenere il via libera degli uffici. «Le postazioni prima erano molte di più - dice il presidente Giuseppe Lobefaro -, le abbiamo ridotte e ora con la conferenza dei servizi potrebbero diventare ancora di meno. Ci siamo regolati prevedendo quelle che l’anno scorso avevano avuto il parere positivo della sovrintendenza statale».
Sarà, ma nei corridoi c’è continua a chiedersi perché la delibera, che da agosto è rimasta sostanzialmente invariata, sia stata approvata solo oggi. Le malelingue insinuano che possa essersi trattato un escamotage per eliminare il «rischio» che ci fosse il tempo di emettere un bando nazionale invece dell’opinabile criterio dell’anzianità che potrebbe favorire al dunque sempre e solo i «soliti noti». Ma a determinare il ritardo è stato anche il mal di pancia con cui alcuni settori della maggioranza ulivista hanno accolto questa specie di «sanatoria». Le liti furibonde in Giunta, gli scontri in conferenza dei capigruppo, la titubanza della Margherita che per poco non ha abbandonato il consiglio.
Assieme alla contestata delibera, è stato poi approvato - anche con i voti dell’opposizione - un ordine del giorno che Federico Mollicone (An) definisce una «foglia di fico»: da un lato si è aperta la strada a 19 postazioni ancora senza titolo, dall’altro si è espresso (dopo le critiche della Cdl) l’«auspicio» che entro il 2006 possa esserci un bando pubblico. Bocciati, inoltre, alcuni emendamenti proposti dallo stesso capogruppo di An, che dopo aver consultato le associazioni di strada aveva sollecitato lo spostamento di due postazioni già segnalate dai pompieri per la difficoltà di transito dei mezzi di soccorso, e aveva chiesto la soppressione dell’elenco dei 19 siti, in attesa del pronunciamento degli uffici.

La maggioranza ulivista non ne ha voluto sapere, ma nei prossimi giorni della questione sarà chiamato a occuparsi il segretario generale del Campidoglio, cui Mollicone e il consigliere comunale Marco Marsilio chiederanno un parere scritto su questa controversa vicenda.

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