Calderoli: «Avanti anche senza centrosinistra»

METODO Il ministro leghista: «Cercheremo il confronto, ma va fatta comunque». Islam a scuola? «Mattata»

RomaNon nuoce di certo tentare una mediazione sul fronte giustizia. Ma se il centrosinistra si mettesse di traverso sulla riforma, la maggioranza andrebbe avanti comunque. Roberto Calderoli ribadisce la linea del Carroccio, dettata giorni fa dal Senatùr, pronto a garantire «appoggio totale» al Cavaliere. Così, ai microfoni di Sky Tg24, il ministro per la Semplificazione rilancia la road map: «Inizierei con un confronto con le associazioni dei magistrati e con l’opposizione, per verificare se ci sia la possibilità di arrivare a un testo condiviso». In caso contrario, però, «la riforma va fatta comunque».
L’esponente della Lega rimarca che «il magistrato inquirente non può essere lo stesso di quello giudicante», ricordando che «la separazione delle carriere accade praticamente in tutto il resto del mondo». Motivo per cui appaiono «ingiustificate» le reazioni dell’Anm, espresse «senza aver visto il testo». Per Calderoli «non bisogna partire in maniera preconcetta». E «fatta salva» la legittima richiesta di «garantire l’autonomia dei magistrati requirenti e giudicanti, non vedo quale sia il motivo della protesta, se non una difesa corporativa».
La Lega, sottolinea poi Calderoli, rilanciando un vecchio cavallo di battaglia, «ha sempre proposto il meccanismo elettivo, come accade negli Usa». In ogni caso, l’intesa con il Pdl non si tocca e si va avanti a braccetto pure sulla giustizia. Senza perdere di vista però le «riforme condivise», funzionali alla piena attuazione del federalismo fiscale: «Un filone che verrà fatto con i due terzi del Parlamento». Ovvero, «riduzione del numero di parlamentari, fine del bicameralismo perfetto, riequilibrio tra potere esecutivo e legislativo».
Riforme, ma non solo. E il ministro bolla come «sonora fesseria» il servizio mandato in onda da Mattino 5 su Raimondo Mesiano, l’estensore della sentenza sul Lodo Mondadori. Tuttavia, aggiunge, «il problema deve essere anche allargato ai tanti scatti fotografici e alla ripresa della vita privata, a qualunque livello siano posti».
Se qualcuno poi azzarda ipotesi fantasiose su Giulio Tremonti, la risposta è senza appello: «Non è neppure pensabile non avere al governo un ministro come lui», che «finora ha dimostrato di avere una linea economica che ha dato più risultati di quella di tutti gli altri Paesi europei». Da Tremonti a Gianfranco Fini il passo è breve. «Rispetto le sue posizioni, ma il nostro vangelo è il programma elettorale», puntualizza Calderoli, convinto che sia stato forse «un po’ un errore» la scelta di svolgere il «ruolo istituzionale di presidente della Camera», che «necessariamente lo porta ad essere un po’ al di fuori dell’agone politico».

Fini sarebbe stato «molto più libero di muoversi» in veste di vicepremier o ministro degli Esteri, mentre l’incarico attuale «gli mette un po’ di recinto intorno». Infine, Calderoli boccia in toto la proposta di introdurre l’ora di religione islamica nelle scuole: «Mi sembra una mattata di cui non abbiamo bisogno».

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