Roma - Allora senatore Roberto Calderoli, la sua legge elettorale è o no una porcata?
«Guardi, non è questo il punto».
Si spieghi.
«I termini che uso non sono mai grigi, tutt’altro. Il problema è che quando fa comodo li si derubrica a provocazioni e mi si salta addosso, penso per esempio al Maiale day. Poi, quando conviene, anche chi prima mi censurava fa finta di nulla, al punto che ormai la legge elettorale è stata unanimemente ribattezzata il Porcellum».
Chiarissimo. Però non ha risposto. È o no una porcata?
«Io quando parlo ho l’abitudine di dire sempre quel che penso. E sì, è una porcata. Ma niente rispetto alle porcate con cui si è andati a votare fino al 2006».
Vuol dire che ci sono porcate peggiori?
«Vede, quando si fa una nuova legge elettorale si prova, come si dice in gergo, a farla girare».
Cioè?
«Si inseriscono dei dati nel cervellone del Viminale e si verificano i possibili risultati a seconda dei diversi esiti. Purtroppo, in quell’occasione scoprimmo che c’era una possibilità su mille che il nuovo sistema desse la maggioranza a chi aveva meno voti e io decisi di denunciarlo».
E così andarono le cose, visto che al Senato l’Unione prese 240mila voti in meno della Cdl...
«Esatto. Mi viene da ridere quando sento che la mia legge non garantisce la governabilità. Non la garantisce perché il centrosinistra al Senato non dovrebbe neanche avere la maggioranza. E se penso a come andarono le cose...».
Ce l’ha con il Quirinale?
«Nonostante i continui contatti con Gianni Letta, Ciampi fu irremovibile. E con una telefonata di uno dei suoi più stretti collaboratori ci costrinse a trasformare il premio di maggioranza del Senato da nazionale a regionale. Altrimenti non avrebbe controfirmato la legge».
Altre correzioni in corsa?
«Avevo previsto uno sbarramento al 4%. Poi si è passato al 3 e infine al 2. Tutti i piccoli si sono coalizzati affinché fosse abbassato, l’Udc in testa. Anzi, fosse stato per Casini lo sbarramento l’avremmo tolto, visto che lui puntava a correre da solo e fare il terzo polo».
Torniamo alle altre leggi elettorali.
«Se la mia è una porcata, quelle cosa sono?».
Dica lei.
«Vere porcate, leggi truffa... Solo che l’ipocrisia di chi ama fare il censore vede il Porcellum solo nella mia legge. Vuole qualche esempio?».
Prego.
«Visto che si discute tanto dell’ingovernabilità, vorrei ricordare che nel ’94 il Mattarellum portò al governo un Berlusconi che pur avendo vinto nettamente non aveva la maggioranza al Senato e dovette andare a cercarsela prima della fiducia. Nel ’96, invece, sempre con il Mattarellum Prodi vinse nonostante avesse preso complessivamente meno voti. Un po’ come è andata a finire nel 2006. E pure nel 2001 non andò meglio, visto che grazie alle liste civetta non furono assegnati un numero considerevole di seggi della Camera. E queste non le chiama porcate?».
Insomma, con la sua legge si può votare anche oggi?
«Assolutamente. Nonostante il voto politico unidirezionale dei sei senatori a vita, non credo ci sarebbero problemi di tenuta numerica. L’ho detto, sono casi che si verificano una volta su mille».
Pregi del Porcellum?
«Ha ridotto la frammentazione. Oggi in Parlamento abbiamo 13 partiti contro i 15 del 2001, i 17 del ’96 e i 29 del ’94. E pensi che a inizio legislatura i partiti rappresentati in Senato erano solo sette. Poi, con Mussi che s’è sganciato dai Ds e due gruppi autonomisti (creati artificialmente da Pd e Forza Italia con il “prestito” di loro senatori) si è arrivati a dieci».
E la preferenza?
«Un finto problema. Il fatto che non ci siano preferenze ha ridotto drasticamente il costo delle campagne elettorali e fatto la gioia di tutte le segreterie di partito.
Sul punto, però, soprattutto nel centrosinistra sono molto critici.
«Sono ipocriti. La legge elettorale fatta dalla rossa Toscana è identica alla mia. Un porcellino voluto dalla sinistra».
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