da Madrid
Di Real a Madrid è rimasto solo Juan Carlos. Nella Casa Blanca, infatti, il caos sta sporcando la casacca immacolata dei Merengues. Gestacci, epurazioni, veleni: tutto finisce nel gran Calderon in cui si agita lomonimo, inquieto presidente del club.
Invitato a parlare allUniversità di Villanueva, Ramon Calderon ne ha avute per tutti, ricordando il suo vulcanico collega Jesus Gil, il numero uno dellAtletico, scomparso nel 2004. Beckham? «Se ne va a Hollywood a recitare un ruolo da mezza tacca». Guti? «A 31 anni è sempre e solo una promessa». La sua squadra? «Calciatori vanitosi e senza cultura, superstar egoiste». I tifosi? «Senzanima, vengono al Bernabeu come se fossero a teatro. Non aiutano la squadra come in Italia o in Inghilterra».
Ma Calderon non ha esaurito le tossine. Lattacco finale è per il suo predecessore alla guida del club, Florentino Perez: «Non mi ha dato alcun aiuto, anzi, mi ha sabotato. Ha convinto Berlusconi a rinnovare il contratto a Kakà». E mentre linteressato liquida pacatamente come «infantile» lo sfogo di Calderon, questultimo non si rassegna e ripete ossessivo il motivetto che da questestate risuona monotono come un carillon: «Se a giugno sarò ancora presidente - ha concluso -, è molto probabile che Kakà ci raggiunga».
Intanto la giunta direttiva del club ha multato Fabio Capello per la sua peineta, il dito medio mostrato al pubblico che lo criticava. E mentre lallenatore paga il suo «sconsiderato comportamento», il quotidiano catalano Sport lo dà in partenza a giugno.
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