Callari: così ho riallenato Di Luca il «killer» che può vincere il Giro

Sandro Callari

Sandro Callari è stato il ct più vincente della storia ciclistica italiana. Atleta prima, allenatore poi, con la pista nel dna. Da Atlanta (’96) in poi, Callari, romano trapianto a Padova, ha conquistato con i vari Martinello e Villa, Collinelli, il quartetto dell’inseguimento, una caterva di medaglie: 2 ori e 1 argento alle Olimpiadi, 6 ori, 5 argenti e 5 bronzi ai Mondiali. Attualmente è il preparatore di Di Luca e in questo articolo spiega come lo ha ricostruito fino alle grandi vittorie di quest’anno e al (quasi) podio del Giro. Appuntamento rinviato al prossimo anno.
Danilo Di Luca in vetta al Giro d'Italia, chi lo avrebbe mai detto. Dodici mesi fa nessuno avrebbe scommesso su questo ragazzo che, fin dall'inizio della carriera, appariva un predestinato del ciclismo moderno. Oltre 40 vittorie in poco meno di 6 anni di professionismo e non solo, qualche incidente di percorso, alcuni obiettivi mancati, in questi 6 anni è successo un po' di tutto. Il 2004 è stato per Danilo un anno avaro di soddisfazioni, lo ha vissuto da solo, con poche persone attorno, demotivato, sfiduciato aveva perso la fiducia in se stesso e il feeling con la vittoria. A giugno 2004 la situazione era difficile. Non lo hanno convocato per le Olimpiadi di Atene, non lo hanno invitato al Tour de France, non lo hanno convocato per i Mondiali di Verona.
E pensare che avevamo iniziato a lavorare bene in quel dicembre 2003 (quando iniziò la collaborazione, ndr). Lavori in palestra, uscite in bicicletta per non appesantire la pedalata, poi, andando avanti con il tempo, sempre più bicicletta per farsi trovare pronto alle gare. Lavoro, tanto lavoro, tanti chilometri. Inizialmente non è stato facile, non è stato facile far cambiare un metodo di lavoro radicato negli anni che, in ultima analisi, ha permesso a Danilo di conseguire buoni risultati. Analizzando la carriera, i risultati, la programmazione di lavoro, in me maturava sempre più la convinzione che nonostante il grande potenziale a sua disposizione non avesse ancora fatto quel salto di qualità che lo avrebbe dovuto collocare già da tempo nel novero dei campioni. Lo sport moderno esige, attraverso progetti precisi a medio e lungo termine, una programmazione sia essa agonistica che di lavoro. È una esigenza prioritaria che deve essere rispettata da tutti gli atleti, affinché possano dare il meglio di se stessi e, dall'intero mondo del ciclismo nonostante sia ancora profondamente ancorato ai valori del passato.
Danilo, conclusa una Vuelta incolore, ha ricominciato a lavorare fin dalla metà di novembre in palestra: tanto lavoro sulla forza resistente, impegnandosi in circuito con l'ausilio di macchine e esercizi specifici, fino alla metà di gennaio. Alle sedute in palestra si sono alternate le uscite su strada su distanze che man mano che passavano i giorni assumevano sempre più consistenza sia per il chilometraggio che per la specificità e qualità dei lavori. SFR (salite di forza resistenza) - esercizi di forza esplosiva, RPM (trasformazione dei lavori di forza in rapidità), lavori aerobici per aumentare la resistenza, lavori al medio, alla soglia, lavori per aumentare il massimo consumo di ossigeno, lavori di potenza lattacida del tipo 1) e del tipo 2), di potenza aerobica, di capacità lattacida; ed è altresì vero che i lavori specifici di resistenza aerobica - resistenza lattacida, lavori di forza in ambiente lattacido (con il controllo della produzione dell'acido lattico - 2,5/3 mmll durante la prova) e non, hanno avuto parte rilevante nel programma di lavoro.
Questa mole di lavoro è proseguita nello stage tenuto in altura a Toluca (Città del Messico) nel mese di febbraio. Basti pensare che nelle quattro settimane di permanenza in altura, considerando il viaggio di andata e ritorno, i giorni di acclimatazione, le giornate di recupero, Di Luca è tornato in Italia con circa 3.400 chilometri e 3,5kg in meno. Una volta rientrato in Italia stentava a prendere il ritmo, ma non è nascosto a nessuno che il lavoro in quota toglie un po' di sveltezza di pedalata che ha riacquistato in breve facendo dei lavori mirati dietro la moto tenendo sotto controllo la velocità la frequenza cardiaca e i rapporti impiegati nell'esercizio. Con le successive gare a tappe ha ottimizzato la condizione fisica e ai Paesi Baschi ha ottenuto il primo importante successo seguito dall'Amstel Gold Race dalle Freccia Vallone. Tornato dalla Liegi Bastone Liegi, nei quindici giorni che hanno preceduto la partenza del Giro, Di Luca ha fatto lavori specifici su pista e su strada, impegnandosi in lavori dietro la moto per essere competitivo in quei 1.150 metri del lungomare di Reggio Calabria. Per prendere la maglia rosa nei giorni a seguire non doveva perdere più di tre/quattro secondi nel prologo. Entrambe le cose sono avvenute.
Danilo sapeva fin dall'inizio di stagione che i capitani della Liquigas per il Giro d'Italia sarebbero stati Garzelli e Cioni, ciò comunque non vietava a Danilo di avere risposte alle domande che si era posto circa la sua tenuta atletica e psicologica per quel giorno che avrebbe corso il Giro per vincerlo.

I risultati fino ad oggi conseguiti ci fanno ben sperare, le risposte da parte dell'atleta sono state positive, l'atleta è affidabile per una gara della durata di tre settimane. Il prossimo anno possiamo investire su Di Luca.

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