La Callas tra scandalo e mito

Costumi, manifesti, filmati e la celebre lettera di scuse per la «Norma» saltata

Ci sono i costumi di scena di Traviata al Metropolitan nel ’58, di Tosca a Parigi del ’64, il costume di Medea con la collana disegnata da Piero Tosi del film dell’amico Pasolini, i diademi, i ventagli, i guanti e in sottofondo la sua voce che dà i brividi. E i vestiti di Biki, Saint Laurent, Dior, Lanvin. Ci sono spartiti, programmi di sala, manifesti, ritagli di giornali, filmati, documenti, foto, ricordi della vita intensa di Maria Callas (New York 1923 - Parigi 1977), timbro vocale, sguardo, portamento inconfondibili. Sono i cimeli raccolti con amore da Bruno Tosi, presidente dell’associazione Callas (www.callas.it) e destinati a un museo da istituire a Venezia. Dagli esordi in Grecia, al periodo americano, alla rottura col Metropolitan di Bing, al debutto a Verona nel '47, ai fasti della Scala negli anni ’50, alle sue inimitabili Medea e Anna Bolena. Poi l’incontro con Onassis, il bel mondo e l’inizio della fine, la sporadica attività teatrale che si conclude nel ’65 con Tosca al Covent Garden e la regia di Zeffirelli, quella discografica nel ’72, l’ultimo concerto con Di Stefano a Tokyo nel ’74. Quindi la solitudine, la malattia, il mistero della morte, la dispersione delle ceneri nello Jonio.
Un mito rinverdito da dischi, film, fiction, un pezzo della nostra storia che ritorna con la mostra su Maria Callas allestita a Roma fino al 28 gennaio nel Museo degli Strumenti Musicali. Dopo l’abbandono per un «disturbo tracheale» alla prima dell’Opera di Norma il 3 gennaio 1958 (in teatro anche il presidente della Repubblica Gronchi), la «divina» Maria non canta più a Roma. Una delle sezioni della mostra è dedicata proprio a quell’incidente. Sulla busta di una lettera (inviata da Visconti), Maria con la matita da trucco scrive chiedendo scusa al pubblico. Ma il biglietto non viene letto, si parla di «cause di forza maggiore», non c’è sostituta, la recita s’interrompe.

E scoppia lo scandalo amplificato dalla diretta radiofonica e dalla stampa di tutto il mondo.
Piazza Santa Croce in Gerusalemme 9a, tel. 06-7014796. Ingresso libero dalle 11 alle 19 tutti i giorni, escluso il lunedì. Fino al 28 gennaio.

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