Calma e gessetto: 15mila al giorno si danno al biliardo

Conquistati dal tappeto verde sia giovani che anziani. Qualche disoccupato «rimedia la giornata» giocandosi 50 euro a partita

Massimo Piccaluga

Un insigne fisiologo-antropologo dell’Ottocento, il senatore Paolo Mantegazza, scrisse che il biliardo esercita molti muscoli e calcolò che in un’ora di gioco si muovono le gambe come quando si cammina per tre miglia. Oggi sono 15mila circa i milanesi che ogni giorno «sgambano» attorno a un panno verde con stecca, biglie e gessetti per trascorrere un’oretta in relax. Di mattina e di sera sono soprattutto i giovani ad affollare le sale. Il pomeriggio dei giorni feriali il tavolo da biliardo passa in forza ai pensionati. Si tratta di un esercito trasversale: quello che viene definito il gioco-sport per eccellenza appassiona ricchi e bisognosi, professionisti e artigiani.
«Ho iniziato a giocare a stecca solo per darmi una certa aria vissuta insieme agli amici più esperti - confessa Luca, 19 anni, studente -. Oggi non potrei più rinunciare: il biliardo ti permette di stare in compagnia e nello stesso tempo di concentrarti». Per altri, affinare le proprie capacità sul panno verde è una valida alternativa all’«ozio del solito pub». Tutti concordano comunque sull’economicità di questa disciplina che con sette euro - è il prezzo medio orario praticato nelle sale milanesi - consente di «cacciare in buca» problemi e preoccupazioni per un po’. E che il gioco del biliardo faccia bene lo sostengono in tanti. Luigi Lamparelli, che nel 1955 fu tra i fondatori della Federazione Amatori Biliardo, in un suo scritto sostenne che il tappeto verde è un’ottima sentinella dello stato psico-fisico di chi gioca: alimentazione corretta, sonno regolare, moderazione nel bere sono necessari per ottenere buoni risultati come e forse più che in altri sport. Disciplina e educazione sono richiesti anche nel vestire: per giocare in un torneo sono di rigore pantaloni scuri, camicia a tinta unita e gilet. La regola vale anche nelle partite tra dilettanti. Ma i pregiudizi sono duri a morire: in molti ambienti il biliardo resta sinonimo di gioco d’azzardo e chi lo pratica è ancora considerato un poco di buono: ricordate il Paul Newman del film Lo spaccone?
«Solo pregiudizi - dice Ulisse Calzi, 42enne, imprenditore, ex giocatore nella Categoria Nazionale e attuale presidente provinciale FibiS Federazione Italiana Biliardo Sportivo -. Oggi a Milano le sale fumose e gli avventurieri non esistono più. Quei pochi personaggi folcloristici che sono rimasti, vengono regolarmente allontanati dai gestori dei locali. Del resto Comuni e Province - conclude Calzi - ci offrono sempre più spesso spazi di gara e agevolazioni: c’è un riconoscimento reciproco tra noi e la società che aumenta di giorno in giorno».
Ciò non toglie che a Milano qualcuno, soprattutto tra pensionati e disoccupati di una certa età, giochi ancora a soldi per «rimediare la giornata», con puntate che arrivano anche a 50 euro a partita. Più un’eccezione che è la regola: la maggior parte degli appassionati infatti mette in palio piccole somme. Tra amici che si fanno la partitella, la posta in gioco è una birra, un aperitivo o il prezzo del tavolo da gioco.
E così la buona reputazione del biliardo cresce insieme al numero dei tesserati. La Federazione, che dal 2003 è associata al Coni, oggi ha quasi 3mila iscritti in tutta Italia suddivisi nelle tre categorie dilettanti che partecipano alle gare provinciali di stecca e di boccette; 64 specialisti nella Categoria Nazionale e 24 «maghi» nella Nazionale Professionisti. In queste due ultime categorie la nostra città primeggia con, rispettivamente, otto e cinque giocatori. Invece i dilettanti di Milano che si mettono di buzzo buono e, fatto proprio il fatidico binomio «calma e gesso», si allenano e poi partecipano alle gare federali, sono diverse centinaia. Un «brivido» a portata di tutti: basta tesserarsi al costo di 33 euro all’anno in una delle sale convenzionate con la Federazione, quindi seguire il calendario delle gare nelle tre diverse categorie e lanciarsi.


Se nel resto d’Italia il biliardo resta roba «da uomini», in un numero crescente di locali milanesi da qualche anno ci si imbatte in sfide tra coppiette o tra gruppi misti: un fenomeno in crescita. «Anche se le iscritte di Milano - concludono in Federazione - per il momento sono soltanto quattro».

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