Enrico Lagattolla
«Il problema non è più di nostra competenza». Dagli uffici della Banca dItalia, evocata nei giorni scorsi come lunica autorità in grado di vigilare sul mercato degli uffici di cambio valuta, arriva la doccia fredda. «Noi non possiamo intervenire in alcun modo. Vale il regime di concorrenza, e ognuno applica le spese e le commissioni che ritiene opportune».
Ancora, «ci troviamo al di fuori di ogni piano normativo, sanzionatorio, e di controllo». Tradotto, via Nazionale non ha alcuna facoltà di stabilire le linee guida per la regolamentazione del settore, né tantomeno lobbligo di controllare eventuali anomalie presenti nel mercato delle agenzie private di cambio.
«Uninnovazione legata allintroduzione del testo unico bancario che ci ha sottratto ogni responsabilità. La possibilità di prendere provvedimenti - spiegano ancora - è adesso nelle mani dellUfficio italiano cambi (Uic), che agisce nel caso in cui gli arrivino le segnalazioni dei clienti che si ritengono truffati». Il problema, denunciato da più parti, è che a servirsi dei cambia valute sono soprattutto turisti stranieri. Persone che si fermano in Italia per pochi giorni o qualche settimana al massimo, e che non hanno tempo per intentare unazione legale, che dovrebbero poi seguire dallestero. «Ma - avverte Bankitalia - soltanto nel caso in cui in qualche ufficio si dovesse raggiungere il tasso ufficiale di usura (18 per cento, ndr), spetta invece allautorità giudiziaria intervenire».
La chiave di volta, dunque, è il decreto legislativo 342 del 1999 sulla trasparenza bancaria, con cui il controllo sullattività dei cambia valute passa da palazzo Koch allUfficio italiano cambi, che ha sede a Roma.
Ma, saltata anche lipotesi Bankitalia, si scopre che lo stesso Uic, che ha il compito di vigilare sul settore, finisce per essere un organismo «dimezzato», che conduce le verifiche solo in caso di esposto, e fa intervenire lautorità giudiziaria (che, al limite, può comminare sanzioni amministrative) solo quando il tasso di cambio e le commissioni applicate non vengono correttamente mostrate ai clienti, ai quali spetta in definitiva la responsabilità di scegliere lagenzia più conveniente.
«Ci attiviamo solo se un cliente insoddisfatto si rivolge ai nostri uffici - avevano confermato nei giorni scorsi dallUic -, ma scattano sanzioni soltanto se non sono esposti tassi di cambio e commissioni, mentre lautorità giudiziaria interviene esclusivamente in presenza di violazioni della normativa sullusura». Quindi, «bisogna usare il metodo del buon padre di famiglia, girare il maggior numero di cambiavalute e scegliere le agenzie più convenienti», dicono dalla sede di Roma.
Intanto, il Movimento consumatori, per voce del presidente Alessandro Miano, rilancia lappello a chi si sentisse truffato da commissioni e tassi troppo elevati: «Attendiamo di arrivare a un numero di segnalazioni sufficienti per attivare lUfficio italiano cambi. Dagli uffici dellorganismo di controllo abbiamo ricevuto assicurazioni circa lapertura di unindagine del settore anti-riciclaggio dellUic non appena sarà disponibile una documentazione adeguata».
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