Cambia l’aria alla Piaggio: in fabbrica votano Pdl

L’odore del temporale in arrivo s’era avvertito oltre i cancelli della Piaggio di Pontedera a fine marzo. Non annunciava isolati rovesci primaverili in Valdera, ma una tempesta tale da spazzar via antichi - e piuttosto fragili - equilibri. Dentro il fortino di Roberto Colaninno, la Fiom prendeva la prima secchiata d’acqua in testa: al referendum sul rinnovo del contratto integrativo, sottoscritto da Cisl, Uil e Ugl, da rispedire al mittente secondo la Cgil, il sindacato dei «bastian contrario» veniva nettamente travolto dal voto operaio. Su poco più di 2mila 600 votanti, il 56 per cento contro il 41 ha detto «sì» all’aumento di 437 euro mensili in busta paga. «Una sconfitta che fa riflettere», avevano ammesso gli uomini di Epifani. Ma ecco che se n’è aggiunta un’altra, di batosta, nello scorso fine settimana. Sciopero contro l’apertura dello stabilimento anche al sabato mattina, volantini di battaglia per convincere i lavoratori a restare a casa. Risultato? «Adesione residuale». Tradotto, le tute blu sono andate a lavorare regolarmente, infischiandosene della propaganda.
Disaffezione, lontananza di vedute, apatia. Tre modi per dire che, alle elezioni di giugno, gli operai della «rossa» Toscana volteranno definitivamente le spalle alla sinistra. E i signornò della catena di montaggio fanno i conti con un sindacato da rottamare. Per adesso parlano le voci di corridoio, le confidenze in sala mensa. Con la certezza: ormai un lavoratore su tre vota a destra. In 200, nella stessa Piaggio, sono montati in sella al Carroccio. «E l’emorragia aumenterà, vedrete» allargano le braccia i delegati Fiom, come riportato ieri dal Sole 24 Ore.
Poi ci sono i sondaggi. Con il partito unico del centrodestra che avrebbe già sfondato quota 31% di preferenze, in provincia di Pisa. Da quelle parti è l’equivalente di uno tsunami, per tornare alle metafore. Su scala nazionale il dato è persino più eloquente. L’ultima rilevazione Ipsoa Pa (3 maggio) per il Sole dava l’accoppiata Pdl-Lega Nord oltre il 50% dei consensi; i democratici ai minimi storici con il 26,2% (a -7 rispetto alle Politiche 2008). In fabbrica, intanto, hanno appeso in bacheca una tabella: quella sulle intenzioni di voto tra gli «operai esecutivi». Sta con il Popolo della libertà il 43,4%, mentre dalla parte del Pd resiste la metà (22,4%).

Sarà che non si riconoscono nelle liste sinistre: infatti, a Pontedera, c’è solo un operaio su venti candidati.
Il popolo dimezzato e il Cavaliere rampante. Sembra un racconto alla Calvino, invece è il film dell’orrore che toglie il sonno a Franceschini e compagni.

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