Emanuela Fontana
da Roma
Non volevano prendere le impronte ai clandestini per tenere lontani dallItalia i terroristi, ma chiedono di marchiare i caschi dei poliziotti con numeri identificativi. Non volevano una commissione d'inchiesta sul dossier Mitrokhin che si occupa di decenni di spie e ora vogliono quella sul G8 di Genova, per far luce sulla morte di Carlo Giuliani e sulla «responsabilità delle forze dellordine».
LUnione non ha ancora un programma ufficiale, ma stanno arrivando i primi sì alla costola più radicale della coalizione, la recuperata Rifondazione comunista. È con comprensibile soddisfazione, dunque, che Graziella Mascia, del Prc, annuncia sul quotidiano Liberazione il via libera dagli alleati a una richiesta del partito di Bertinotti: «Inchiesta sul G8, sì dellUnione», titola il quotidiano comunista. Lintervento della Mascia inizia così: «È accordo al tavolo dellUnione per due impegni di legislatura del 2006, per noi di straordinario valore simbolico: listituzione di una commissione dinchiesta sui fatti di Genova e lapprovazione di norme in materia di identificazione delle forze dellordine».
Lidea di Rifondazione parte da una forte critica alla giustizia italiana: «Proprio perchè ci è chiaro - si legge su Liberazione - che la giustizia, in Italia e non solo, negli ultimi anni in particolare si manifesta per il suo carattere di classe, forte con i deboli e debole con i forti, il nostro impegno si è indirizzato in questi anni a una rilettura dei fatti di Genova».
Rifondazione ritiene il «sì» dellUnione una vittoria, perché, ricorda Mascia, «il centrosinistra era al governo quando una violenta repressione aveva colpito il movimento a Napoli e non aveva mai sentito bisogno di aprire uninchiesta su quei fatti». Insomma, una bella «discontinuità sul passato». Lapprovazione degli alleati è stata messa nero su bianco in un testo redatto dal «gruppo di lavoro sulla sicurezza». Un documento in cui lUnione dà il via libera a unaltra importante questione posta da Rifondazione: lidentificazione delle responsabilità della polizia. I poliziotti «colpevoli di abusi e violenza nella caserma di Bolzaneto e nella scuola Diaz - scrive lesponente di Rifondazione - erano tutti travisati, perciò difficilmente riconoscibili nelle aule di tribunale». Ecco dunque la proposta: marchiare sul casco e sulla divisa di ogni poliziotto «un numero che consenta di identificarlo». In questo modo le forze dellordine «si sentiranno maggiormente responsabili» e «forse i giovani si sentiranno più tranquilli nellandare in piazza a far sentire la loro voce».
Sono proseguiti intanto anche ieri gli interrogatori nel processo genovese sulla perquisizione alla scuola Diaz, in cui 29 poliziotti sono accusati di violenze. Ronnie Brusetti, il ragazzo che nei giorni del G8 organizzò il media-center, ha dichiarato che nella palestra della scuola erano stati allestiti «training per azioni non violente». «I ragazzi - ha spiegato in aula - imparavano come affrontare le situazioni di pericolo senza reagire e senza entrare nel panico». Laltro teste della giornata, il medico del Social forum Massimo Costantini, ha riferito invece di aver visto il pestaggio di un ragazzo con «manganelli e calci nella pancia».
Siccome la magistratura «protegge i forti», lUnione avvierà comunque una commissione dinchiesta, qualora dovesse vincere le elezioni, nonostante ci sia un processo in corso. Ma neanche questo «sanerà le nostre ferite genovesi», conclude larticolo di Liberazione.
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