Cambio alla Consulta, una grana atomica

Roma - Oggi la Corte costituzionale sceglie il nuovo presidente e sarà, con ogni probabilità, il moderato Alfonso Quaranta.
Il successore di Ugo De Siervo si troverà a guidare la Consulta in un momento delicato: domani, infatti, si attende la pronuncia sull’ammissibilità del referendum sul nucleare, che il primo giugno ha avuto il via libera dalla Cassazione, con un quesito modificato però rispetto a quello precedente alla moratoria sulla costruzione delle centrali, dopo l’abrogazione delle norme contestate dai referendari.
Il governo, infatti, ha contestato la legittimità costituzionale della decisione della Suprema Corte, in una memoria dell’Avvocatura dello Stato. Gli elettori verrebbero chiamati a votare su un nuovo quesito, che riguarda una possibilità solo futura di rientro nel nucleare. Non si tratterebbe così della verifica «formale» di competenza della Cassazione, ma di valutazione «sostanziale» che toccherebbe alla Consulta.
E l’Alta Corte potrebbe assumere un nuovo volto con l’elezione del napoletano Quaranta, ex-consigliere di Stato entrato all’Alta Corte nel gennaio 2004. È uno dei giudici costituzionali più stimati (a dicembre 2010 non è riuscito a scavalcare De Siervo per un solo voto) e su di lui dovrebbe confluire un voto bipartisan, se non all’unanimità a larga maggioranza. I votanti sono 14 (visto che De Siervo non è stato sostituito dal parlamento), ma potrebbe mancare per motivi di salute anche Maria Rita Saulle.
Tutto è stato preparato da settimane di manovre per rompere il tradizionale criterio di anzianità, che avrebbe portato a 4 presidenze in un solo anno.
Il primo in lista sarebbe stato l’attuale vicepresidente Paolo Maddalena, eletto dalla Corte dei Conti e vicino al centrosinistra. Una candidatura debole, anche perché avrebbe potuto guidare la Consulta solo fino al 19 luglio.
Ma dopo gli attacchi del premier e del governo all’Alta Corte per la sua politicizzazione, è emersa l’esigenza di dare una risposta unitaria, con una presidenza di peso, prestigiosa, indipendente e dalla prospettiva abbastanza lunga. Lo stesso Maddalena, dopo aver capito che prevaleva questa linea, la scorsa settimana si è ritirato ufficialmente, con una lettera ai colleghi, in cui diceva di voler evitare «imbarazzi» e divisioni.
Il candidato ideale è subito apparso il terzo in ordine di entrata: Quaranta, un personaggio autorevole, moderato, con un mandato fino a gennaio 2013. Anche se la stampa di sinistra ha cercato di presentarlo come allineato con la maggioranza, in questi anni ha sempre votato in base alle sue convinzioni e non a valutazioni politiche. Per premiarlo, il patto interno al Palazzo prevede il passo indietro anche del secondo candidato per anzianità: Alfio Finocchiaro, proveniente dalla Corte di Cassazione, più vicino al centrodestra, in carica fino a dicembre.


Se non ci saranno colpi di scena, dunque, stamattina diventerà presidente Quaranta,75 anni, più volte capo dell’ufficio legislativo e di gabinetto dell’ex dc Remo Gaspari in diversi governi della prima Repubblica. E il suo banco di prova domani sarà sul referendum.

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