Il Colle, come si dice per indicare il Presidente della Repubblica, ha mostrato “sensibilità e attenzione” alla lunga visita che ieri sera gli hanno fatto Silvio Berlusconi, con Gianfranco Fini, Umberto Bossi e Rotondi chiedendogli elezioni anticipate e sottolineando il malessere del Paese e il deficit di consenso di cui (non) gode il governo in carica. In altre parole, spiegando la gravità dell’emergenza democratica. L’opposizione è salita al Colle perché quella è la sala di rianimazione della democrazia, non la sua camera ardente. Il Presidente della Repubblica non ha certo potuto impegnarsi sulle elezioni anticipate, ma è un fatto che il giorno in cui questo governo andrà in crisi, Napolitano dovrà scegliere fra un altro governicchio o il ripristino della legittimità democratica. Il colloquio di ieri è stato sereno e drammatico allo stesso tempo, avendo come scopo quello di mostrare come l’opposizione sia oggi senza alcun dubbio larga maggioranza nel Paese, mentre la maggioranza politica di governo sta attraversando la sua più massacrante crisi.
Il Partito Democratico è nato dimezzato, Walter Veltroni viene fatto scaldare in panchina ma giustamente chiede che Prodi se ne vada. E dunque non esiste affatto una “crisi della politica”, mentre esiste una sconvolgente crisi della sinistra italiana. Quel che accade oggi ci ricorda il 1991, quando cadde l’Unione Sovietica e tutti i comunisti assicuravano che erano morte ormai “le ideologie” e che restava solo il culto del quattrino (e ci hanno creduto: vedi il caso Unipol Bnl) visto che era morta soltanto la loro ideologia. Oggi la sinistra italiana annaspa trascinando nel gorgo l’intero Paese e subito spunta il partito della “crisi della politica”, con allegato il libro “La Casta” che trabocca di quelle mostruosità italiane che fanno scaturire il noto grido di sdegno “signora mia, in che tempi viviamo!”. In realtà il Paese vive il tempo in cui è governato da un gruppo di delegittimati la cui legalità si regge sui senatori a vita, i voti di fiducia e il Senato agli arresti, ma capace di compiere atti di inaudita arroganza come il licenziamento a freddo di un Capo della Polizia come De Gennaro, dopo aver liquidato il generale Speciale. Ci sembra che a questa situazione il Presidente della Repubblica, da cui ci aspettiamo gesti di grande responsabilità, debba prima o poi dare una risposta. Signor Presidente, Prodi lo stanno lessando e lo faranno cadere.
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