La prima cosa che fa è chiamarsi fuori dalla baruffa del toto-nomi. Luigi Abete non è interessato alla carica di presidente della Camera di Commercio, «perché - è lui stesso a chiarirlo nel corso di una conferenza stampa - ho altri interessi e altri obiettivi». Anzi, è più netto ancora quando assicura che se avesse del tempo libero, lo impiegherebbe più volentieri altrove. «Nulla di nuovo - aggiunge - faccio limprenditore e guidare un ente pubblico economico non rientra tra le mie priorità. Oggi e almeno per i prossimi 18 anni». Cade dunque nel vuoto la candidatura di uno dei papabili successori di Andrea Mondello, la cui posizione però rimane tutta da definire, almeno per come la vede il presidente di Bnl. «Spero ci ripensi, la partita non è chiusa», chiosa Abete, che ricorda: «Mondello, oltre a essere un mio amico, ha operato bene, portando avanti iniziative utili. Tutti gli chiediamo di restare, saremo lieti se terminerà il suo mandato».
Contemporaneamente, vengono rispedite al mittente le accuse secondo le quali allinterno della Camera di Commercio esisterebbero delle correnti contrapposte, il cui scontro avrebbe portato alle dimissioni di Mondello. «Dovè il dissenso se il bilancio di previsione è stato approvato allunanimità?», si chiede Abete una mezza dozzina di volte, ripetendo il concetto per assicurarsi che venga recepito. «Abbiamo avanzato delle proposte, questo sì, ma sono un esercizio di democrazia. Lente può migliorare per quantità, qualità, tempi e metodi di lavoro. Qualcosa di importante è stato compiuto, ma se un territorio ha zero e gli si dà quattro, non vuol dire che non si possa arrivare a dieci», ragiona sempre Abete, stavolta in veste di speaker della Consulta delle imprese di Roma. Quellorgano che da più parti è stato accusato di muoversi con eccessiva indipendenza e che qualche malumore di troppo ha creato facendo il nome di Cesare Pambianchi per il timone di Investimenti spa, una delle controllate della Camera di Commercio, proprio al posto del dimissionario Mondello. Anche in merito a questa vicenda Abete si affretta a smorzare ogni accenno di polemica: «Il diritto di proposta non si può discutere, è un elemento di modernità che distingue la concertazione dal consociativismo. Noi ci siamo espressi in favore di Pambianchi, una figura di grande esperienza, niente di più. Verrà nominato se ci sarà laccordo di tutti».
E se Mondello non ci ripensasse e decidesse di andare fino in fondo? La ricetta pare già scritta: «L'elezione del successore non è stata messa allordine del giorno nel consiglio di venerdì prossimo, non ci sembrava corretto.
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