Roma - "Non sono presidente della Camera in ragione di un concorso vinto o di un cadeaux del presidente del Consiglio, ma per una storia politica che rivendico, che è quella di una destra senza bava alla bocca. Non ho nessuna intenzione di dimettermi e fino alla noia, finché sarò presidente, difenderò le prerogative del parlamento". Lo dice Gianfranco Fini durante il faccia a faccia con Bruno Vespa, a Porta a Porta. Poi il chiarimento: "Io non ho intenzione di litigare men che meno di divorziare" a condizione che "rispetti le mie opinioni. Io sbaglio in tantissime circostanze, a volte sbaglia anche il presidente Berlusconi". Poi ritorna sullo strappo della direzione nazionale: "Sono addolorato per quello che è accaduto nel Pdl, ma sono in pace con la mia coscienza. La dignità non si può svendere per piccole o grandi convenienze".
Berlusconi: "Chiudere il caso Bocchino" Dopo il passaggio televisivo di ieri sera in televisione a Ballarò, Berlusconi avrebbe manifestato a diversi interlocutori la sua forte perplessità. In particolare per il giudizio espresso da Fini ieri sull’inno del Pdl Meno male che Silvio c’e durante la trasmissione di Giovanni Floris. "E' evidente che è un inno che non mi piace - aveva detto Fini - non perché non mi piace che ci sia Silvio, ma perché un partito in una fase post-ideologica non ha bisogno di inni". La strategia comunicativa messa in atto da Fini - prima dalla Annunziata a In 1/2 ora, poi ieri a Ballaro, mentre oggi a Porta a Porta Fini avrà un lungo faccia a faccia con Bruno Vespa - innervosisce il Cavaliere, che non ne comprende il fine reale. Appena rientrato da Milano Berlusconi avrebbe anche affrontato la questione delle dimissioni dal gruppo del Pdl alla Camera di Italo Bocchino, capogruppo vicario, esprimendosi per la convocazione immediata del gruppo e l’accoglimento delle dimissioni, che Bocchino però condiziona alla rielezione di un nuovo ticket presidente-vice, candidandosi a quest’ultimo ruolo. La maggioranza del gruppo sarebbe favorevole alle dimissioni di Italo Bocchino, ma anche all’interno dei finiani ci sono posizioni contrastanti sulla vicenda.
Fini sul caso Bocchino "Se domani il gruppo dovesse accettare le dimissioni di Bocchino o, peggio ancora, lo dovesse sostanzialmente sfiduciare, dico in
modo molto pacato che se il buongiorno si vede dal mattino altro che partito liberale di massa, altro che libertà di esprimere il dissenso" ha detto ancora Fini aggiungendo che "si può essere sfiduciati in ragione degli
addebiti". Poi sulle responsabilità l'ex leader di An calca la mano: "Lei crede che Cicchitto prenda questa
decisione senza prima concordarla con il presidente del Consiglio?. Se si parte dal presupposto che chi si è
schierato con Fini non debba avere nessun ruolo politico si sbaglia e mi auguro che il presidente del Consiglio non sia così illiberale".
Cicchitto: "Per me dimissioni accettate" "Le
dimissioni di Italo Bocchino vengono accettate ma questo non c’entra con le posizioni di Fini". È così? chiede
Bruno Vespa a Fabrizio Cicchitto durante Porta a Porta. "Esatto, almeno questo è il mio parere", risponde il
presidente del gruppo del Pdl alla Camera. "Si è determinata una crisi nel rapporto di fiducia che non deriva dalle posizioni politiche dell’onorevole Bocchino
- spiega Cicchitto - ma dal fatto che l’altalena di dimissioni date e poi rinviate, il tentativo di coinvolgere il
capogruppo in votazioni ulteriori ha messo in fibrillazione il gruppo e richiede una riflessione su decisioni che
prescindono da Fini".
Bossi: "No al voto, ora federalismo" Niente voto anticipato, niente governi tecnici all’orizzonte. Andando avanti per la strada tracciata dopo lo scontro frontale con Berlusconi alla direzione nazionale del Pdl, l’ex leader di via della Scrofa ha ricevuto i leghisti Roberto Cota e Roberto Calderoli per salutare il neogovernatore del Piemonte che presto lascerà la carica di presidente dei deputati del Carroccio. Ma sul tavolo ci sono anche la giustizia e il federalismo. È stato il primo contatto con gli esponenti della Lega dopo lo show down di giovedì scorso all’Auditorium della Conciliazione. Dopo l'incontro di ieri sera il Senatùr ha spiegato che "Fini è d’accordo a fare il federalismo, sotto sotto".
"Adesso è tutto preso a cercare di tamponare le beghe avvenute con Berlusconi - ha puntualizzato Bossi - quindi si lascia andare a ragionamenti ai quali non crede nemmeno lui, sa anche lui che occorre fare il federalismo fiscale".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.