Cameron Diaz e Toni Colette a confronto in «Se fossi lei»

Storia di un rapporto contrastato fra due sorelle nella romantica commedia firmata da Hanson

Ferruccio Gattuso

Una è bella come il sole, superficiale e di facili costumi, l’altra ha qualche chilo di troppo, non sa cosa sia il trucco prima di uscire di casa e, più che dei complessi, ha delle orchestre sinfoniche. La prima ha gambe chilometriche, misure perfette e occhi da gatta di Cameron Diaz, la seconda ha il volto confortevolmente anonimo di Toni Colette. Sono le sorelle, in eterno scontro ancorché indissolubilmente legate, di In Her Shoes - Se fossi lei, commedia malinconica, romantica e con un fondo di dramma diretta da Curtis Hanson, in arrivo nelle sale milanesi.
Il regista di film tutt’altro che zuccherosi come L.A. Confidential, Wonder Boys e 8 Mile ha le credenziali giuste per maneggiare una storia che avrebbe potuto sterzare verso le tinte rosa del “chick-flick” (in America il “genere da pollastrelle”), e invece si mantiene nei confini della vita vissuta sul serio.
Non solo: da quando è uscito nelle sale americane agli inizi di ottobre, In Her Shoes sembra aver fatto centro, se ha finora incassato la considerevole somma di 30 milioni di dollari. Non c’è dubbio che gli ammiratori della splendida Cameron si recheranno in sala con gli ormoni a mille, ed è probabile che le loro aspettative voyeuristiche trovino pure soddisfazione (la Diaz appare vestita e svestita di mille toilette sexy, tra cui un bikini da arresto), ma quella che li aspetta sullo schermo non è, per capirci, una commedia alla Farrelly Brothers (Tutti pazzi per Mary).
Anzi, non è escluso che il personaggio della vulcanica e irresponsabile Maggie (la Diaz, per l’appunto), al centro del romanzo di Jennifer Weiner che ha ispirato il film, faccia loro prudere le mani. Tanto bella quanto insopportabile. La sventola bionda infatti non solo scippa alla sorella paia di scarpe in continuazione, ma ne condiziona la vita muovendosi nei suoi sentimenti come un elefante in un negozio di cristalleria.
Qualcuno ha provato ad accostare In her Shoes alle ben note commedie incentrate sulle tiritere esistenziali delle single contemporanee, Bridget Jones in testa, ma - come precisa il New York Times - questa è tutta un’altra storia, dal momento che si tratta “di un’epica battaglia del cuore tra due sorelle”. Certo, la costruzione dell’intreccio viene distribuita per la bellezza di 130 minuti (tale è la durata del film) e può apparire - come non manca di evidenziare Filmsinreview.com - “tediosa e stiracchiata”. Tutt’altro parere quello del Seatlle Post-Intelligencer che per il film di Hanson ha solo lodi sperticate: «Il film - scrive - è così ben costruito, recitato in modo così genuino, diretto con tale delicatezza che esce con un balzo dai ristretti confini della commedia strettamente familiare».
Plausi anche da Jam! Movies per cui «questo è un film con un cuore drammatico e con parecchio da dire sul tema della famiglia».

Groucho Reviews evidenzia «la fertile combinazione tra Hanson e le stelle del cast» nel realizzare un film che, in fondo, ha preso positivamente in contropiede la critica, come spiega Efilmcritic.com: «In Her Shoes non è un progetto commerciale, ma uno sforzo intelligente e toccante che non ci saremmo aspettati».

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