Camorra ai seggi: cinque arresti per estorsione e voto di scambio

Pesanti intimidazioni a un candidato di Forza Italia. Indagati due esponenti Dl: compravendita di consensi

Carmine Spadafora

da Napoli

L’allarme lo aveva lanciato Rosa Russo Jervolino, ricandidata a sindaco dal centrosinistra e fortemente preoccupata che il voto alle amministrative potesse essere inquinato dalla camorra. Stando al primo verdetto emesso dai Pm della Direzione distrettuale antimafia della Procura, aveva ragione. Due esponenti della Margherita, appartenenti allo stesso partito dell’ex ministro, sono indagati dai sostituti Raffaele Marino e Sergio Amato, per voto di scambio e promessa di voti in cambio di somme di denaro (contanti e assegni). Ma non sono solo due i politici indagati: la polizia giudiziaria della Procura ha fermato 5 persone, accusate di estorsione aggravata, scambio elettorale politico-mafioso e violazione della legge elettorale.
I due esponenti della Margherita, su cui indaga la Dda, sono Salvatore Esposito, 48 anni, candidato al consiglio comunale ed Enrico Campagna, 46 anni, candidato alla seconda Municipalità, che comprende i Quartieri spagnoli, zona condizionata dai clan. L’influenza di una delle cosche vincenti, il clan Di Biasi detto dei «Flaiano», avrebbe dato una mano a Esposito e Campagna. I due sono indagati in concorso con due dei fermati, Francesco Angri e Vittorio Di Napoli, indicati dagli inquirenti come «notoriamente appartenenti alla criminalità organizzata», cioè alla cosca dei Faiano.
L’inchiesta si è basata su una serie di intercettazioni telefoniche. Di Napoli è ritenuto dagli inquirenti dotato di una buona «capacità diplomatica». Secondo i pm, Di Napoli e Campagna, sarebbero «amici di vecchia data», un legame che li avrebbe portati a costituire una società che avrebbe dovuto gestire un’agenzia di spettacolo, per conto del boss Mario Di Biasi. Dopo l’arresto di quest’ultimo, Di Napoli avrebbe proseguito l’attività con l’aiuto di Campagna, disponibile a venire incontro alle esigenze dell’amico, dal quale sarebbe stato successivamente ricambiato con l’appoggio alla battaglia elettorale.
Stesso discorso vale per Esposito, anch’egli appoggiato da Di Napoli. Dalle intercettazioni emergerebbe che Di Napoli «aveva in animo di proporre al candidato Esposito un ulteriore rapporto di collaborazione non meglio specificato». Alle indagini avrebbero contribuito le dichiarazioni di un candidato alle municipalità, Salvatore Lezzi di Forza Italia, che «è stato oggetto di intimidazioni da esponenti di spicco della criminalità organizzata» riconducibili al clan Faiano. Lezzi e i suoi familiari sarebbero stati pesantemente minacciati dal clan Di Biasi, che gli avrebbero imposto il pagamento di «2.500 euro per poter svolgere la campagna elettorale ai Quartieri spagnoli». Il padre del candidato sarebbe stato «prelevato e portato al cospetto di Luigi Di Biasi (uno dei 5 fermati insieme a Vittorio Di Napoli, 61 anni; Massimiliano Artuso, 38 anni; Ciro Piccirillo, 44 anni; Francesco Angri, 60 anni)» mentre «la sorella è stata avvicinata da due indagati che l’hanno minacciata impugnando delle pistole».
«Gli arresti di oggi sono sconcertanti. Si sono verificati fatti che lasciano un po’ perplessi. L’operazione è stata possibile per la denuncia di un candidato di Forza Italia e non della Jervolino», ha commentato il candidato sindaco del centrodestra Franco Malvano. Ribatte il sindaco uscente: «Anche altri episodi di cronaca, comprese le schede elettorali fotografate, confermano che le mie denunce erano fondate».

Intanto ieri la Digos ha fermato e denunciato per incetta di certificati elettorali un candidato alle Municipalità dell’Udeur (poi rilasciato) che aveva 10 attestati di ammissione al voto, 24 dichiarazioni di atto notorio riportanti i dati di elettori, 2 schede elettorali e 19 elenchi con le generalità degli elettori.

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