Napoli - Trema il Pd di Napoli: la camorra avrebbe votato alle primarie del partito di Pier Luigi Bersani per la scelta del candidato alla successione di Rosa Russo Iervolino. La Direzione distrettuale antimafia, coordinata dal Procuratore aggiunto Alessandro Pennasilico, sta spulciando negli elenchi dei votanti per verificare se vi siano i nomi di elettori legati ai clan di Secondigliano, dove comanda la camorra più potente di Napoli.
Il 23 gennaio di quest’anno nelle sedi del Pd andarono a votare per le primarie oltre 44mila persone, non solo cittadini originari di Napoli. Davanti ai seggi, in attesa di poter esprimere la loro preferenza per uno dei quattro candidati - Andrea Cozzolino, espressione bassoliniana, Umberto Ranieri (prediletto del presidente Napolitano), l’assessore comunale Nicola Oddati (bassoliniano che provocò la frattura in seno alla corrente di Antonio) e l’«esterno» al Pd, l’ex magistrato Libero Mancuso per Sel - c’erano anche cinesi, africani, filippini. Alcuni dei quali, come si scrisse all’epoca, pagati pochi euro per aiutare qualche candidato più desideroso degli altri di portare la vittoria a casa. Al popolo democrat, narrano le cronache di quei polemici giorni, si sarebbero unito anche esponenti del Pdl, dell’Udeur e del Nuovo Psi per «dare una mano». E adesso, stando all’indagine della Dda, pure i camorristi.
Quando lo scandalo primarie sembrava ormai archiviato, la polizia giudiziaria - su ordine dei pm della Dda di Napoli - si è presentata alla porta di casa Pd, nella centralissima via Toledo a Napoli, per acquisire delle carte. La consegna del materiale è stata eseguita dal commissario della federazione del Pd Andrea Orlando, nominato in tutta fretta da Bersani subito dopo i fattacci del 23 gennaio.
Per la cronaca, ci fu un vincitore (tuttavia mai proclamato), eletto con 1.200 voti di scarto sul secondo: l’europarlamentare Andrea Cozzolino. Ma, ancor prima che le urne chiudessero, esplose la faida nel Pd. «Molotov» piene di veleno furono lanciate da una parte all’altra tra i vari contendenti. Il più duro di tutti fu il secondo classificato, l’ex sottosegretario agli Esteri Ranieri, che accusò di brogli il vincente Cozzolino.
Secondo quanto è emerso dalle prime indiscrezioni, sarebbero stati proprio gli scambi di accuse e i due ricorsi presentati contro Cozzolino ad aver ispirato l’indagine dei pm anticamorra. Emblematici infatti alcuni passaggi del ricorso presentato da Ranieri, che dopo le primarie disse: «Contro Napoli gioca una squadra di imbroglioni, ma noi dobbiamo vincere». Un riferimento neppure troppo velato al delfino di Bassolino. In nove punti, il ricorso presentato da Ranieri descrive alcuni casi simbolo. Nel mirino un seggio in particolare, quello di via Janfolla, a Secondigliano, dove Cozzolino ha fatto il pieno: 1.067 preferenze contro 208 di Ranieri. «Dai verbali – scrive Ranieri - risultano 1.609 votanti. Una procedura con un tempo di un minuto e trenta non consentirebbe più di 600 voti. Ulteriore anomalia è il fatto che tutto il centrosinistra alle regionali 2010 ha ottenuto in quel seggio 900 voti». Ora i pm stanno spulciando l’elenco dei votanti per accertare se vi fossero famiglie camorriste.
Replica da via Toledo lo stesso Cozzolino: «Sono il primo interessato a che venga fatta piena luce sulla vicenda delle primarie».
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