Il militarista Macron scalpita: dichiara guerra alle ambasciate

In pochi giorni ha convocato il nostro diplomatico per il caso di Salvini sull'Ucraina e quello Usa per le critiche alla sua politica accusata di alimentare l'antisemitismo

Il militarista Macron scalpita: dichiara guerra alle ambasciate
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Prima l'Italia, poi gli Stati Uniti. Da Matteo Salvini a Donald Trump, Emmanuel Macron sfida il sovranismo mondiale a colpi di convocazioni di ambasciatori. Due nello spazio di qualche giorno, appunto. Quella italiana a Parigi, richiamata dopo le parole di Salvini sulla guerra in Ucraina e le posizioni dell'inquilino dell'Eliseo sull'invio di truppe sul campo. Quindi lo statunitense Charles Kushner, che incidentalmente è anche il consuocero di Donald Trump, padre di Jared, marito della figlia del tycoon Ivanka. Stavolta il casus belli è una lettera aperta scritta da Kushner a Macron, pubblicata domenica sul Wall Street Journal.

Il tema, dopo l'annunciato riconoscimento di uno Stato palestinese da parte della Francia, è l'antisemitismo. "Le dichiarazioni pubbliche che fanno la paternale a Israele e i gesti a favore del riconoscimento di uno Stato palestinese incoraggiano gli estremisti - ha scritto l'ambasciatore - alimentano la violenza e mettono in pericolo la vita degli ebrei in Francia". Kushner ha poi esortato Macron "ad agire con decisione" e "garantire la sicurezza delle scuole, delle sinagoghe e delle aziende ebraiche e abbandonare le misure che legittimano Hamas e i suoi alleati". Da qui l'irritazione dell'Eliseo e la convocazione di Kushner da parte del ministro degli Esteri francese Jean Noel Barrot a causa di commenti definiti "inaccettabili". Mentre dagli Usa il portavoce del Dipartimento di Stato Tommy Pigott insiste e ribadisce il sostegno dell'amministrazione americana ai commenti di Kushner, l'uno-due di Macron contro gli ambasciatori di Paesi alleati fa ancora discutere pure in Italia.

La tensione tra Roma e Parigi, infatti, era salita sabato, quando il Quai d'Orsay, il ministero degli Esteri della Francia, aveva convocato l'ambasciatrice italiana Emanuela D'Alessandro, a seguito di altri commenti definiti "inaccettabili", quelli di Salvini. Il vicepremier e leader leghista, due giorni prima della convocazione, aveva liquidato con una battuta la disponibilità di Macron a inviare militari sul campo in Ucraina, opzione da sempre rifiutata dall'Italia, dicendo - in dialetto milanese - "taches al tram" (si attacchi al tram) al presidente francese. E poi, ancora a Macron: "Ti metti il caschetto, il giubbetto, il fucile e vai in Ucraina". Tanto è bastato per creare l'incidente diplomatico, con una misura, quella della convocazione dell'ambasciatore, che solitamente viene riservata a casi ben più gravi. E infatti la Lega reagisce anche all'altra ritorsione francese nei confronti degli Usa di Trump, altro bersaglio di destra del liberal progressista dell'Eliseo. "Prima la reazione eccessiva alle semplici e rispettose opinioni di Matteo Salvini contro l'invio di soldati europei in Ucraina, ora l'attacco contro gli Stati Uniti a proposito di antisemitismo e la convocazione dell'ambasciatore", dice il responsabile Esteri del Carroccio Paolo Formentini. "Chi sarà il prossimo?" si chiede il Carroccio. "La situazione internazionale è molto delicata - insistono dal partito di Via Bellerio - e richiede buonsenso e sangue freddo: confidiamo che tutti ritrovino la necessaria serenità, e che a Parigi evitino di investire altro tempo per convocare gli ambasciatori di mezzo mondo". Il Pd, intanto, va ancora all'attacco del segretario della Lega. "Da Salvini spettacolo penoso da un non leader", dice Debora Serracchiani.

Per la vicepresidente del Parlamento europeo, la dem Pina Picierno "Salvini mina la credibilità dell'Italia". Ma ad attaccare Macron sull'antisemitismo è il ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar: "Invece di affrontare in modo sostanziale la questione dell'antisemitismo dilagante, la Francia fa la morale".

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