Politica

Camorra, sciolti 5 Comuni nella Campania rossa

Decisione del governo: «È stato accertato il condizionamento della criminalità». Tre sono guidati dal centrosinistra

Claudia Passa

da Roma

Sciolti per «accertate forme di condizionamento da parte della criminalità organizzata». Azzerati a causa della camorra e delle sue infiltrazioni nei gangli degli apparati istituzionali. Lo scarno comunicato di Palazzo Chigi non si perde in drammaturgie comunicative poco opportune nel dar conto della sorte toccata a cinque Consigli comunali in provincia di Napoli, alla Asl-4 di Pomigliano d’Arco, nonché al Comune di Vicari in provincia di Palermo.
Crispano, Torre del Greco, Afragola, Tufino e Casoria: queste le amministrazioni che il Consiglio dei ministri ha deciso di decapitare. Motivo, appunto, l’accertato condizionamento della criminalità organizzata che in Campania ha il nome e il volto della camorra.
Tutti e cinque i Comuni campani interessati dalla decisione, nonché l’azienda locale di Pomigliano, avevano ricevuto la «visita» delle Commissioni di accesso nominate dal prefetto di Napoli per passare al setaccio atti amministrativi e provvedimenti, e verificare se in qualche caso le infiltrazioni mafiose potessero aver avuto la meglio sull’attività di governo del territorio, condizionandone forme e contenuti. Verifiche che, alla luce dell’epilogo di queste ore, devono aver avuto un esito devastante.
Già all’epoca (siamo a cavallo tra il 2004 e il 2005) l’iniziativa aveva sollevato un vespaio di polemiche, al punto che nelle file del centrosinistra qualcuno s’era spinto a parlare di «killeraggio politico» nei confronti dell’Ulivo.
Anche ieri, dopo la comunicazione del governo, le reazioni non sono mancate: eppure di «politico» la drammatica determinazione di Palazzo Chigi ha ben poco, visto che l’azzeramento dei consigli è stato decisamente bipartisan. Nell’occhio del ciclone, infatti sono finite sì alcune amministrazioni di sinistra (Afragola, già commissariata e precedentemente a guida Ds, Casoria, governata dalla Margherita con Giosuè De Rosa, Crispano, col sindaco ulivista Carlo Esposito) ma anche Comuni governati dal centrodestra (Torre del Greco, amministrata dall’azzurro Valerio Ciavolino, Tufino con Carlo Ferone di una lista civica collegata alla Cdl).
A urtare la suscettibilità dell’Unione, il fatto che a dar notizia della decisione di Palazzo Chigi, oltre al comunicato ufficiale, sia stato il ministro delle Comunicazioni Mario Landolfi, che in Campania ricopre l’incarico di coordinatore del suo partito, Alleanza nazionale. «È ora che la sinistra - ha dichiarato Landolfi - riveda in profondità il proprio sistema di potere per inaugurare una gestione della cosa pubblica improntata a legalità e a trasparenza. Su questo An è pronta a dare il proprio contributo».
Apriti cielo. Se i sindaci di Torre del Greco e Casoria hanno giurato la loro estraneità, Giuseppe Gambale, responsabile della Margherita per la lotta alle mafie, ha agitato le spettro della «strumentalizzazione politica», annunciando - previa valutazione caso per caso - la possibilità di un ricorso al Tar.

Dai Ds partenopei è arrivata l’accusa di «caduta di stile», ma a difendere il ministro è arrivato il senatore Luigi Bobbio, capogruppo di An in Commissione Antimafia: «Da Landolfi è arrivata solo un’esortazione a una riflessione comune, perché la situazione è obiettivamente gravissima».

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