LA CAMPAGNA SI FA BELLA

Cristina, nome d’arte Michelle, 22 anni e le misure giuste, alterna l’attività di attrice hard con l’impegno nella fattoria di famiglia sulle alture della Spezia

LA CAMPAGNA SI FA BELLA

Maria Vittoria Cascino

C'è da intervistare una pornostar. Silenzio. Parola ingombrante. Mondo ingombrante. Che a pensarci metti già pali e paletti. C'è da intervistare Michelle Ferrari. Macché set, la trovi nell'agriturismo che gestisce con la mamma Alba e la sorella nel paradiso terrestre vista golfo della Spezia. La trovi all'Isola che non c'è, una delizia di casetta gialla a Marinasco, verde assoluto, mare negli occhi, fiori, fasce coltivate e abbaino. Quattro camere che anziché il numero portano l'immagine di Wendy, Peter Pan, Capitan Uncino e Spugna. Particolari da favola che stordiscono. Perché non trovi il punto di partenza. Alba si affaccia: «Arriviamo». Un contadino zappa e parla di fave col cuoco. Michelle, che si chiama Cristina, scende gli scalini con la flemma dei gatti. Ce l'hai davanti la pornostar: tuta, «maglietta fina» cantata da Baglioni, lunghi capelli biondi, e la faccia pulita colorita di sole. Una ragazzina di 22 anni, la bottiglia d'acqua sotto il braccio. È pronta per l'ennesima intervista. La sensazione è che si diverta a fare il fenomeno. Una pornostar che gestisce un agriturismo in una città dove è facile conoscersi. Dove è facile che la gente mormori. Nessuna posa. Parla della meraviglia che ha intorno, del lavoro che negli ultimi ponti è stato tanto. Del sogno di farsi una casetta un po' più sotto, un prefabbricato va bene lo stesso. Perché lei lì ci sta bene, natura e bellezza. Ha un diploma di economia aziendale che può sempre tornare utile. Ha provato l'università ma ha mollato subito. E' tutto così normale. Quasi bucolico. È il porno che non quadra. Tu magari cambi il tono di voce e fai fatica a formulare la domanda. Cristina, occhi negli occhi, sembra Alice nel paese delle meraviglie. Nessun disincanto, ma una serenità che disarma. Gira film porno da quasi due anni. «Mi sono avvicinata ai giochi sessuali nei privé con il mio ragazzo. Ci facevamo guardare, poi e venuto lo scambio di coppie. Un regista ci ha proposto di girare filmini amatoriali, nessuna trama, solo scene di sesso in location libere. Li giri con la mascherina che nasconde il volto, un modo per non scontrarsi con la mentalità chiusa degli altri». Le cassette viaggiano in tutta Italia. La domanda è altissima. Cristina ormai c'è dentro fino al collo. E vuole qualcosa di più. Compone un numero di telefono, uno di quelli che trovi sul retro dei video. È pronta a togliersi la maschera. Il contatto avviene con Marzio Tangeri, un regista notissimo nel mondo dell'hard. «Sono stata fortunata. Marzio è una persona seria. Mi ha subito messo davanti ai pro e contro della professione. E' stato duro. Nessuna incertezza. Non ci sono mezze misure. Nessuna promessa avventata. Gli sono piaciuta e abbiamo cominciato a lavorare». Cristina diventa Michelle «come la Hunziker» e ride a bocca aperta come i bambini. La somiglianza è stupefacente. Il primo film da protagonista di Cristina esce la scorsa estate: «S'intitola Michelle, poi a gennaio scorso nelle sale è arrivato Amami zio. Qualche scena l'ho girata in Incontro proibito e ho appena finito le riprese di una altro che non ha ancora titolo. Si gira per quattro-cinque giorni. L'ultima location è una villa di Firenze: due scene al giorno più un recitato». I ritmi non sembrano massacranti: «Tendono a non farti girare due scene nello stesso giorno». Neanche parlasse del menù per la comitiva attesa a pranzo. Tu ci tieni a fare la donna che qualcosa sa del mondo. Cerchi di non fare «oh» quando scende nei particolari e annuisci perché la sua logica è ferrea. E quel che conta è il dopo. Cristina sorride di più. Tu pensi al vuoto intorno, che mica tutti hanno per amica una pornostar. Nessuna ombra le attraversa gli occhi. «Figurati che nel momento in cui ho tolto la maschera, molti hanno avuto più facilità a rivelarsi, ad essere se stessi. Siamo degli ipocriti. Se pensi che le persone che fanno sesso normale sono sempre meno…». Aveva ragione Verdone con quel suo «o famo strano». Che la strada era ancora lunga, tant'è che «vanno per la maggiore i film sado-maso o centrati sul feticismo per la scarpa o il tacco. Questo è quanto chiede il mercato adesso». Cristina ha un compagno, l'uomo che l'ha iniziata all'hard. Anche lui attore porno. Dice di amarlo. Tu sei scettica, perché forse rispetto, gelosia, possesso, fedeltà, reciprocità un po' c'entrano con l'amore. Ma Cristina ne spaccia un'altra versione: «Voglio essere nella testa e nel cuore del mio uomo. Non è fare sesso con altri a logorare il rapporto. E poi farlo sempre con lo stesso uomo mi stanca. Ho bisogno di stimoli nuovi. E anche lui. Quanti si nascondono, tradiscono, vivono con i sensi di colpa. Credo sia meglio accettare di fare quello che sentiamo meglio per noi». Cristina insiste sulla sua instintività, sul gusto dell'esibizionismo. Le parli di icone da eguagliare, ma lei scrolla le spalle: «Mai visto un film porno. Da ragazzina mi sparavo quelli di Tinto Brass. Il resto lo costruisci dentro di te. Con la testa. Col piacere di farlo. Con una preparazione alla scena da girare che è fatta di sguardi col tuo partner». La ascolti da fuori, ti allontani. Lei ha 22 anni. Una ragazzina. Lei che ha coraggio e incoscienza. Lei che le regole se l'è fatte scivolare addosso. «Imbarazzo? E perché? Adesso sto bene, non devo fingere. Sono gli altri che hanno problemi». Le chiedi se crede in Dio. «Mi piace crederci. Non mi piace la costruzione che c'è intorno. Ti parlano di peccato, d'inferno. Ma come fai a controllare l'essere umano? Sono troppo rigidi verso l'errore, che invece aiuta a crescere». Cristina non indietreggia più: «Sono scappata solo una volta, quando ero iscritta a geometri, i miei compagni mi rendevano la vita difficile e io non riuscivo a gestire il disagio. Adesso è passato tutto». Michelle ha successo, la stanno cercando produzioni importanti. «È fondamentale fargli capire che non sei una disperata, che non lo fai per soldi, mai hai cultura e intelligenza». Accidenti, 22 anni. Cristina va in bicicletta e legge filosofia, che il piacere fisico sta nell'approccio mentale. Cristina è vicina a sua madre, ma papà non le parla. Da anni. Da quando Cristina ha raccontato cosa fa su tivù e giornali. «Ci sono genitori che stanno vicini a figli drogati e delinquenti. Dopo un po' dovresti elaborare, ma non vuole neanche vedermi». È questa l'immagine più forte del mondo che è, di quello che sembra e dell'altro. Come si parlano? Al di là del giudizio che imbastisci sul «comune senso del pudore». Per Michelle è tutto così naturale. Per Alba è tutto così naturale. Cristina si allontana. La mamma, diversamente bella, ha lo stesso sguardo limpido. «Quando ha iniziato l'attività temevo le critiche che avrebbero potuto metterla in conflitto con se stessa. I giudizi negativi ti marchiano per la vita. Lei aveva già deciso cosa fare e io non sono intervenuta. L'ho sempre educata ad essere se stessa. È bella, disinibita, esibizionista. È naturale e ha una forte carica erotica. Perché non assecondarla?». Alba ex insegnante, fondatrice della prima radio spezzina, ex accompagnatrice turistica, tecnico pubblicitario, la butta sulle scelte filosofiche: «Bisogna capire da dove si parte. Dalla premessa di fondo». Già, l'anello che non tiene sta lì. Da dove si parte, dalle coordinate di riferimento. Una figlia che fa la pornostar, una mamma in perfetta sintonia con la libera scelta dell'essere, un padre che dà di matto e una seconda figlia che fa da cuscinetto tra gli estremi. Un popolo di avventori che ci prova a chiedere cena con massaggio. Alba che gioca sull'equivoco «perché i pazzi sono loro». Loro hanno i pregiudizi, «loro vivono il sesso in maniera conflittuale e paranoica». Loro sono quelli che fanno le telefonate anonime nel cuore della notte. Loro, quelli che fanno una smorfia e hanno la battuta facile. Cristina gioca col cane.

Le chiedi cosa farà da grande: «Voglio sposarmi e avere dei bambini. Smetterò la professione e cercherò il padre dei miei figli». Ti allontani con la testa vuota. Nessuno crepa in quella perfezione bucolica. Solo un dubbio sul quel ritorno alla normalità. Normalità?

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