Campania, la battaglia dei rifiuti diventa guerra civile

I sindaci del Salernitano annunciano le barricate. Dopo treni e strade minacciano di bloccare bloccare anche i seggi elettorali: siamo pronti a tutto pur di fermare le discariche riaperte da Bertolaso con un blitz

Campania, la battaglia dei rifiuti diventa guerra civile

Napoli - Sono pronti a tutto pur di fermare le discariche. Bloccare strade e ferrovie, incatenarsi ai cancelli e fronteggiare la polizia, ma non solo. L’occupazione dei seggi elettorali potrebbe essere la prossima clamorosa mossa dei manifestanti di Montecorvino Pugliano, nel salernitano, stando alle voci che circolano tra i contestatori dell’invaso di Parapoti.
I leader della protesta, ovviamente, non confermano. Impossibile ottenere qualche informazione di più da Rosetta Sproviero, definita la «pasionaria» della protesta di tre anni fa, quella culminata nell’occupazione della stazione ferroviaria che spaccò l’Italia in due. Adesso è vicesindaco ma non ha perso il suo piglio battagliero: «Le iniziative? Saranno una sorpresa... Lo Stato vuole la guerra e guerra sarà, per Prodi, Bassolino e Bertolaso». Frasi al calor bianco che rendono l’idea del clima che si respira intorno alle discariche che il commissario per l’emergenza dei rifiuti ha fatto riaprire con un blitz notturno che ha evitato lo scontro con i manifestanti ma non il riaccendersi degli animi.
«Bertolaso non ci chieda atti di responsabilità - tuona minacciosa Sproviero -. Dopo quello che ha fatto non è di certo titolato a farlo. Cercheremo di fermare l’entrata in discarica dei camion con i rifiuti. Ci pensino due volte a riaprire davvero Parapoti». La protesta si estende e le istituzioni locali l’abbracciano in pieno, mettendo la firma su provocazioni estreme. I consigli comunali congiunti di Montecorvino Pugliano e Montecorvino Rovella hanno approvato una delibera con cui chiedono l’adesione alla Repubblica di San Marino e l’invio dei caschi blu dell’Onu «per le violenze che lo Stato italiano sta mettendo in atto contro la popolazione locale». Ma i focolai di protesta non riguardano solo il territorio salernitano. Anche ad Acerra continuano le resistenze contro l’arrivo dei rifiuti, tra i quali ci sono anche quelli di Napoli. Ieri mattina nuovo blocco anti-camion da parte dei cittadini, che poi hanno manifestato davanti al municipio. La giunta comunale ha impugnato davanti al Tar l’ordinanza di Bertolaso con la quale è stato riaperto il sito di stoccaggio di contrada Pantano. Il tutto mentre la Margherita ha annunciato la sospensione delle delegazioni assessorili e consiliari. Intanto, dopo la chiusura di ieri della discarica di Villaricca, i rifiuti campani prenderanno la via della Romania: martedì prossimo tecnici del ministero dell'Ambiente, del commissariato di governo per l’emergenza rifiuti, dei carabinieri del Noe e dell’Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente si recheranno a Bucarest. L’accordo è praticamente fatto: la spazzatura viaggerà in nave, al costo di 110 euro a tonnellata.
E intanto non si placa nemmeno la polemica politica. Ieri Forza Italia ha organizzato gazebo nei principali quartieri di Napoli: l’obiettivo è raccogliere un milione di firme in calce alla richieste di dimissioni del governatore. «Non ci sono giustificazioni politiche per le mancate dimissioni di Bassolino - dice il coordinatore regionale azzurro, Nicola Cosentino - la vicenda dei rifiuti in Campania, al di là dei risvolti grotteschi, è emblematica per capire come la sinistra gestisca il potere».
E la Campania, se non saranno completate le discariche entro fine anno, rischia di perdere 110 milioni di finanziamenti europei: a segnalarlo è il parlamentare di An Marcello Taglialatela: «L’ennesimo fallimento di Bassolino».

E la Jervolino? Il sindaco di Napoli regala rassicurazioni: «Sono certa che entro qualche giorno convoglieremo nei siti straordinari una grossa parte dell’immondizia». E poi aggiunge qualche bacchettata, ma solo per i contestatori: «Tutti noi amministratori dobbiamo sopportare qualche sacrificio, altrimenti non risolveremo mai la crisi».

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