Napoli - La monnezza di Napoli ha messo in fuga il presidente della Regione, Antonio Bassolino e il sindaco, Rosa Russo Jervolino. Per la prima volta, alla festa di piazza del Plebiscito, Antonio e Rosetta, non si sono fatti vedere. Troppo forte la paura di subire delle contestazioni, peraltro preannunciate, da alcune associazioni, che avevano deciso, nel momento in cui presidente della Regione e Sindaco, fossero apparsi sul palco, di voltargli le spalle e di osservare un minuto di silenzio.
Ieri sera, partecipando alla marcia per la pace, Jervolino ha ammesso la «fuga»: «È stata una scelta. C'era una situazione di tensione tra la gente nei giorni scorsi, ma a me e a Bassolino è dispiaciuto non esserci». Fin troppo chiaro che, se i due avessero sfidato l'ira popolare, il concerto lo avrebbero suonato ad Antonio e Rosetta, i cinquantamila di piazza del Plebiscito.
Venendo ai temuti roghi di Capodanno, è stato fin troppo facile prevedere, che l'emergenza rifiuti e il pericolo diossina, allo scoccare della mezzanotte di Capodanno, si sarebbero aggravati. Gli appelli a non lanciare i botti sui cumuli di spazzatura, sono rimasti inascoltati. I napoletani ma anche i casertani, hanno fatto un facile tiro al bersaglio sulle lunghe file di sacchetti e cassonetti, parcheggiati nelle strade del centro e della provincia. I vigili del fuoco, al già massacrante lavoro straordinario di spegnimento dei roghi appiccati alla monnezza di Napoli, hanno dovuto ulteriormente moltiplicare le loro esigue forze, per spegnere i falò di Capodanno. In tutto oltre 200 interventi a Napoli, senza soluzione di continuità, dalle ore 23 del 31 dicembre, fino alla scorsa notte.
Un vigile del fuoco, Carmine Cristiano, che aveva scritto nei giorni scorsi una lettera al presidente Napolitano, per denunciare le carenze del Corpo, dinanzi ad uno dei tanti roghi, ha commentato amaro. «Questa città dovrebbe essere in lutto per i suoi morti di camorra, per le morti bianche, per la spazzatura e per i tanti altri mille problemi che l'affliggono. Non solo, ma aggrava la situazione, dando fuoco alla spazzatura, mettendo a repentaglio la salute di migliaia di persone. E fa baldoria, come se tutti questi problemi non esistessero. Quanto è lontana la silenziosa e civile Torino, rispettosa dei suoi 7 morti della ThyssenKrupp».
Poderoso anche il lavoro dei vigili del fuoco casertani: circa 150 interventi in una ventina di ore. Bande di teppisti sono entrati in azione dopo la mezzanotte, dando fuoco ai cumuli di spazzatura. Inascoltato, o quasi, il divieto del sindaco Nicodemo Petteruti, che aveva vietato qualsiasi tipo di festeggiamenti a base di fuochi pirotecnici, non solo quelli di tipo proibito ma anche quelli legali. Si è sparato un po' meno, quindi il silenzio che Petteruti auspicava, non c'è stato.
A Napoli, a parte qualche «isola felice», ci sono stati roghi in periferia e al Vomero, nei quartieri del disagio e nelle zone residenziali. Fiamme ai cumuli, ma anche ai cassonetti, una cinquantina di auto distrutte, non solo dai petardi ma anche dai falò, appiccati ai sacchetti della spazzatura, accatastati ovunque, davanti agli ingressi dei palazzi e delle chiese, delle scuole e nelle strisce blu.
Intanto, prosegue il braccio di ferro sulla questione della riapertura della discarica di Contrada Pisani, a Pianura, quartiere periferico di Napoli, paventata dal prefetto Alessandro Pansa, nella sua qualità di Commissario straordinario per l'emergenza rifiuti. Incarico che Pansa ha lasciato ieri al prefetto Umberto Cimmino.
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