Campi rom, Comune e Caritas smantellano il regolamento

Bocciate in commissione le regole del prefetto sui villaggi rom. E il volontariato cattolico ricorre all’Ue. Moioli: «Chiacchiere»

Tiro incrociato sul regolamento dei campi nomadi stilato dal commissario straordinario per l’emergenza, il prefetto Gian Valerio Lombardi e «messo a punto» con il vicesindaco Riccardo De Corato e l’assessore alle Politiche sociali Mariolina Moioli. Piovono le critiche da destra e da sinistra. Commissione - la commissione consiliare Servizi sociali - di fuoco, quella di ieri, chiusa con un no bipartisan al documento. Critica la maggioranza che parla di un regolamento «buono, ma inutile perché inapplicabile», «un elenco di buone intenzioni», «pieno di lacune». La ciliegina sulla torta: «sembra il regolamento delle colonie estive del Comune di vent’anni fa». Parola dell’azzurro Alberto Garocchio.
In sostanza: ben venga un regolamento, ma servono i controlli. «Senza un meccanismo stringente di controlli e la certezza di un presidio di sicurezza all’ingresso dei campi, questo regolamento rischia di rimanere un elenco di buone intenzioni - sostiene il capogruppo di An, Carlo Fidanza -. Invito il prefetto a mandare forze dell’ordine e se serve anche l’esercito per controllare che le regole vengano rispettate». Per Giulio Gallera, capogruppo di Forza Italia «servono regole più puntuali e più stringenti, come numero chiuso per i campi, e una maggior precisione sui tempi di permanenza. Dopodiché il regolamento deve nascere all’interno degli enti locali». Tradotto: il consiglio comunale.
Opposizione all’attacco, con il Pd che definisce il testo «inadeguato perché confonde tra un approccio sociale di accompagnamento ed integrazione e interventi di pubblica sicurezza e presidio del territorio: competenze delle forze dell’ordine e non degli enti che gestiscono in convenzione con il Comune i campi». Per Enrico Fedrighini, dei Verdi, «il rispetto delle regole è precondizione per l’accoglienza, ma non risolve il problema, così si perde di vista l’aspetto dell’integrazione».
Minacciano di ricorrere alla Corte europea per discriminazione razziale ed etnica: «Il testo viola gli articoli 12 e 39 del trattato Ce e l’articolo 14 della Convenzione europea diritti dell’uomo» osserva Marzia Barbera, legale rappresentante del Tavolo rom, che unisce Caritas, Casa della carità, Cgil, Acli, Naga, Opera nomadi, Padri Somaschi e Comunità di Sant’Egidio. Tranchant l’assessore alle Politiche sociali Mariolina Moioli: «Qui ci si deve mettere d’accordo e affrontare il problema, invece di fare tante chiacchiere. Macché militari, il regolamento c’è, bisogna metterlo in pratica. Chi non rispetta la legalità va sanzionato, chi la osserva va aiutato. Bisogna che gli uomini trovino un lavoro, le donne vengano rispettate e i bambini vadano a scuola». Insomma la Moioli, nota per il suo pragmatismo, lancia un appello a rimboccarsi le maniche insieme e cominciare a lavorare.


Dalla prefettura fanno notare che l’articolo 17 del regolamento prevede che il testo possa essere modificato. Su una cosa non si scappa: la gestione e l’organizzazione dei campi spetta al Comune, non alle forze dell’ordine.

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