Campidoglio, operazione risanamento

Previsto un risparmio annuo di 120 milioni sulle spese correnti per le casse comunali

Dopo cento giorni di ricerche, le indagini del commissario straordinario del governo per il debito del Comune di Roma, Gianni Alemanno, hanno condotto alla scoperta di quello che era già emerso con chiarezza a giugno: un rilevante extradeficit di 1816 miliardi di euro (con una leggera crescita quindi, rispetto agli 1,67 miliardi precedentemente indicati dalla Ragioneria dello Stato) cui va aggiunto un debito pregresso di 6,9 miliardi di euro alla data d’inizio del commissariamento (28 aprile 2008).
E così domani mattina il sindaco è atteso a Palazzo Chigi dove presenterà al Consiglio dei ministri un piano di rientro per un totale di 8,6 miliardi di euro per aggiustare i conti del Campidoglio, mentre nel pomeriggio ci sarà la relazione in aula Giulio Cesare con la connessa illustrazione del piano di sviluppo per Roma. «L’autentica novità rispetto al passato - spiega il senatore del Pdl, Andrea Augello - è che finalmente abbiamo una definizione certa del perimetro delle cifre, dalla quale partire per il risanamento». Una definizione certificata da tre società di revisione (Kpmg, Deloitte e PriceWaterhouse) e arrivata al termine di un’imponente raccolta di dati dai dirigenti comunali (circa 115mila posizioni passive e 70mila attive) e grazie al lavoro dei tre subcommissari che hanno affiancato Alemanno e l’assessore al Bilancio Ezio Castiglione: il dirigente della Ragioneria, Vito Tatò, il viceprefetto Claudio Palomba e il presidente dei sezione della Corte dei conti, Domenico Oriani. E se risulta difficile individuare chi sia stato il vero assassino del bilancio del Campidoglio («le amministrazioni di centrosinistra»), secondo l’attuale maggioranza. «Trenta anni di sottofinanziamenti», ribatte l’ex assessore veltroniano Marco Causi), non mancano invece le prove a carico di chi ha commesso il delitto, ovvero le voci principali che compongono l’extradebito di 1,8 miliardi di euro (che verranno contabilizzati nel bilancio al 28 aprile): 770 milioni di euro derivanti dai contenziosi legali quali l’esproprio di terreni; 70 milioni per la ricapitalizzazione di importanti partecipate tra cui Trambus e Ama «che altrimenti fallirebbero», ricorda Augello; 150 milioni (cifra al ribasso) accumulati grazie a operazioni negative di finanza derivata e soprattutto, oltre 800 milioni di debiti fuori bilancio. Una cifra, quest’ultima, alla quale si è arrivati grazie al perverso gioco di debiti e crediti tra Comune e municipalizzate.
Un meccanismo kafkiano in cui le seconde vantano dei crediti presso il Campidoglio che, in qualità di socio di riferimento, prima ne approva i bilanci senza però né saldare questi debiti né soprattutto riportarli tra le passività, facendoli di fatto scomparire contabilmente. Fin qui i numeri del «buco».
Un buco da colmare attraverso il piano di rientro che Alemanno illustrerà domani in aula Giulio Cesare, un giorno prima della scadenza della fase commissariale (30 settembre): razionalizzazione delle 81 società della holding Comune di Roma che dimagriranno del 25 per cento nel breve periodo e del 50 nel medio-lungo; aggiornamento dell’anagrafe tributaria per aumentare le entrate e porre fine al fenomeno delle cartelle pazze; revisione, di concerto con i sindacati, del piano di assunzioni targato Veltroni e rallentamento del turn-over del personale; lotta senza quartiere alle consulenze facili e agli sprechi in genere.


Tutte misure che, grazie anche ai 500 milioni di euro del prestito concesso dal governo Berlusconi e agli effetti del federalismo fiscale che ormai è alle porte, dovrebbero produrre quel risparmio annuo di circa 120 milioni di euro sulla spesa corrente necessario per tenere finalmente in equilibrio le casse del Campidoglio.

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