(...) beneficio dalla generosità altrui. Capita infatti a Quinto che alcuni bambini, undici anni persino portati bene, decidano di usare il nome dellUnicef per inserirsi nella catena commerciale benefica e farsi un loro gruzzoletto. Intanto loro la buona azione lhanno fatta subito, rischiando in proprio, facendo un investimento. Sono andati al negozio dellUnicef e hanno comprato qualche confezione di candele, con tanto di etichetta ufficiale dellorganizzazione che fa capo allOnu. Le più economiche costano 10,99 euro e in un pacchetto ce ne sono 12. Ma quel che conta è il pensiero, il gesto. Per beneficienza non si guarda al valore di ciò che si acquista. E così gli intraprendenti commercianti in erba hanno deciso di spacchettare le candele non vendibili singolarmente e di rimetterle in bella mostra su un banchetto di piazza Bagnara. Ovviamento a prezzo maggiorato: una candela, tre euro. Un bel ricarico. Ai bambini del Terzo mondo ci pensino pure i funzionari Unicef con i soldi che loro stessi hanno speso al negozio. Quel che resta è una «cresta» buona. Buona soprattutto per il salvadanaio dei piccoli commercianti.
E che la beneficienza «tiri» ancora lo confermano, sempre a Quinto, anche gli ambulanti extracomunitari che stazionano davanti alle chiese. A raccontarlo è don Corrado Franzoia, che ai suoi parrocchiani di San Pietro spiega lultima frontiera della concorrenza.
Le candele dellUnicef «bruciano» due volte
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