Politica

Dal canile a un padrone tutto suo: la favola di Oliver, adottato in tv

Oliver è stato l’ultimo ad arrivare al ministero della Salute. Come le persone importanti. Però lui è soltanto un cane. Ieri mattina ad aspettarlo c’erano tutti, dal sottosegretario Francesca Martini a Maurizio Ricci, caporedattore e autore della trasmissione televisiva Porta a Porta, venuto apposta per adottarlo. Tra Maurizio e Oliver è stato amore a prima vista. Come ha tenuto a precisare l’onorevole Martini, «questo meticcio è il simbolo delle adozioni del cuore: proviene dal canile comunale della Muratella, ha un anno, è microchippato, sano, educato, socializzato, sterilizzato».
Oliver la sua prima apparizione da «vip» l’ha fatta la scorsa settimana, accompagnato dal sottosegretario Martini alla trasmissione di Bruno Vespa. Si parlava del disegno di legge di ratifica della Convenzione di Strasburgo dell’87 che tra le altre disposizioni sul benessere animale, introduce il divieto del taglio della coda e delle orecchie dei cani. Be’... Oliver, per fortuna, la coda ce l’ha e la agita non poco. L’abbiamo visto in tivù, dove lui, un cagnetto non di razza, dal pelo raso, tutto bianco con due macchie marroni sugli occhi, è solo un semplice e adorabile meticcio, ma ha fatto breccia nei cuori degli italiani. Le richieste di adozione sono fioccate. «Mio figlio Giovanni di 13 anni se n’è subito innamorato», racconta l’autore di Porta a Porta, tenendo il cane affettuosamente in braccio, «Oliver con noi sarà felice, abbiamo un grande giardino condominiale e una casa in campagna». Ignoto il passato del trovatello. «È stato abbandonato da cucciolo al canile della Muratella», racconta il veterinario Federico Coccia, consulente del Comune di Roma e del ministero della Salute, «la scelta di portarlo in tivù l’abbiamo maturata con Simona Novi, presidente dell’associazione volontari canile Porta Portese, che gestisce la struttura: sapevamo che Oliver sarebbe piaciuto».
Lui è un cane esuberante. E molto coccolato. Al ministero c’era chi gli ha portato la ciotola dell’acqua, chi dei crackers, chi lo riempiva di carezze. E lui se le prendeva proprio tutte, sgocciolando acqua e sbriciolando qua e là per l’ufficio dell’onorevole Martini, tollerante quanto soddisfatta per l’ottima adozione del cuore. «Ho portato in trasmissione un meticcio dei nostri canili italiani», commenta lei, «che poi è stato messo in adozione perché diventasse un simbolo. La storia a lieto fine di Oliver è la dimostrazione che adottare si può». Nel suo ufficio i quattro zampe sono sempre ben accetti. Non a caso proprio lei, in circa un anno e mezzo, ha emanato per loro tante normative di tutela. Dall’eliminazione della black-list dei cani cosiddetti «pericolosi», alle iniziative di educazione e prevenzione, all’ordinanza che pone fine alle gare d’appalto inique per l’accoglienza nei canili dei randagi. E ancora: dall’anagrafe canina nazionale all’obbligo del microchip, al patentino per i proprietari di cani. E una copia di quest’ultimo è stata consegnata al «neo-papà adottivo» Maurizio Ricci. Per una corretta relazione uomo-cane sono stati istituiti per legge dei percorsi formativi per i proprietari, con il rilascio di un «patentino». I corsi devono essere organizzati dai comuni in collaborazione con le Asl, i veterinari e le associazioni animaliste. Chi fosse interessato, può scaricare tutti i dettagli dal sito www.ministerosalute.it, alla voce «cani, gatti e...».
Oliver ha finalmente trovato casa, ora tocca a tanti altri quattro zampe. Perché acquistarli in negozio quando ce ne sono migliaia rinchiusi nei rifugi e nei canili d’Italia? Loro, dietro le sbarre, non aspettano altro che una coccola e una famiglia. In cambio hanno tanto amore da donare.

Incondizionatamente.

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