Milano - Marco Ruiz, 34 anni, paraguaiano di Asuncion, e Ross McGowan, 26 anni, inglese di Basildon, guidano a -8 il 65° Methorios Capital Italian Open maschile di golf di cui è andata in scena la prima delle quattro giornate. Li seguono a -7 Mark Foster, anch’egli inglese, lo scozzese Marc Warren e il sudafricano Hennie Otto. Il primo dei ventuno italiani in gara (Rocca si rintraccia in coda a +7) è Edoardo Molinari, che ha onorevolmente chiuso a -5, nella pattuglia dei quattordicesimi, precedendo il più celebre fratello Francesco (-2) trionfatore a Tolcinasco nel 2006 e terzo l'anno scorso. E se si preparasse in famiglia Molinari un cambio della guardia? Edoardo ha inventato un sorriso... «Mi sento bene, sono abbastanza contento di come ho giocato. Vediamo. Io ci provo». Serafico Francesco. «Non ho trovato ritmo, potevo fare di più, ma va bene così. La corsa è ancora lunga».
Però ieri a Tolcinasco è maturato un evento di costume il cui significato morale supera, a nostro parere, i gesti di pregio cinicamente tecnici che possono entrare nelle vetrine di lusso del golf. Da ieri, infatti, lo sport delle buche ha un nuovo Cavaliere, nominato non dal presidente della Repubblica, ovviamente, ma da chi come noi tiene ancora sui rari altarini dei comportamenti i valori dell'onestà e dell'eleganza. Il nuovo Cavaliere si chiama Emanuele Canonica.
Il fatto. Canonica, partito insieme con Daly e Fernandez Castaño di buon mattino dalla buca 10, è arrivato alla 9, l'ultima del suo giro. Il Peppo ha sparato un «drive» sbilenco e la palla è finita in «rough», cioè nell'erba che in quel punto era particolarmente alta. Un fotografo che si trovava da quelle parti ha riferito che la mano anonima di uno spettatore ha aggiustato il «lie» (la posizione originale) della palla, rendendola di certo più giocabile. E poi che cosa è successo? Ha spiegato appunto Canonica che «dopo il drive ho capito che la palla si trovava nel rough alto, ma quando sono arrivato sul posto l’ho vista in una posizione troppo favorevole per essere quella giusta. Allora ho chiamato il referee, gli ho spiegato la situazione e così è stato ricostruito intorno alla palla un lie più vicino possibile all'originale, come prescrive la regola».
Insomma, regole o non regole, il Peppo si è responsabilmente autocastigato. Tranquillo Canonica: «La mia è stata una decisione dovuta. Di quello che altri avrebbero eventualmente fatto al mio posto non m'interessa. Io sono fatto come sono fatto e basta». Capito?
A prescindere da questa gemma, che dovrebbe costituire un esempio per chi ancora ama il golf pulito e lo sport pulito, il Peppo ci ha regalato una perla di gioco alla buca 1 dove ha messo a segno un «eagle» (cioè ha chiuso in 3 colpi il par 5), come Edoardo Molinari alla 15, e ha condotto una gara ad alto livello con John Daly. I due «bombardieri» si sono sorpassati e risorpassati due o tre volte, e in una buca Canonica ha tirato un «drive» più lungo di una quarantina di metri rispetto a quello del primatista californiano. Ma pure in questo caso il Peppo è rimasto semplice qual è. «Ho soltanto preso una pietra e la palla è schizzata via. Credo, quanto a lunghezza del colpo, che Daly non abbia rivali». Il loro primo giro dell'Open (stasera ci sarà il taglio) si è concluso con Daly a -5 e Canonica a -4, mentre il terzo del gruppo, il campione uscente spagnolo Fernandez Castaño, è andato in crisi finendo addirittura a +1 («Si è innervosito», ha spiegato Canonica).
Del Peppo ha tessuto un
elogio anche John Daly. «È un buon professionista e ha un gioco molto lungo. Non mi ero mai trovato in campo con lui prima e sono rimasto sorpreso dal modo in cui colpisce la palla. È un bravo ragazzo e mi sono divertito».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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