Erica Orsini
da Londra
Vorreste tanto poter vivere di musica e invece siete costretti a starvene 8 ore in ufficio a far fotocopie? Potete sempre tentare con unaudizione per suonare nei sotterranei della metropolitana di Londra. O negli angoli di strada più ambiti di Covent Garden. Certo il riscontro mediatico non sarà come quello di Saranno Famosi, ma può anche capitare di essere chiamati a suonare al ricevimento della Regina, un giorno. In Gran Bretagna questa può essere unoccupazione come unaltra, basta essere bravi. Perché i musicanti di strada, i buskers, come li chiamano gli inglesi, per poter lavorare devono avere una regolare licenza e soprattutto sostenere un esame (organizzato dalla stessa azienda dei trasporti) per guadagnarsi il posto di lavoro.
Questo mese 259 di loro offriranno ogni settimana più di 2mila ore di buona musica ai viaggiatori che frequentano le 25 stazioni più affollate della Tube. Per farlo hanno affrontato unaudizione di 5-10 minuti di fronte a una giuria di esperti, alla stazione di Charing Cross. Le regole erano uguali per tutti, professionisti o cantanti improvvisati, star del pop e dilettanti. Ovviamente questo tipo di lavoro offre molta libertà, ma la retribuzione è alquanto variabile. La postazione è assicurata, ma la metropolitana di Londra non sgancia una sterlina, questi insoliti dipendenti dello spettacolo vivono di quello che la gente volontariamente offre loro, anche se non si tratta di elemosina. Il «servizio» infatti è di ottimo livello, tanto che le ultime audizioni sono state sollecitate proprio dai pendolari. I britannici trascorrono una parte considerevole della loro giornata sottoterra, aspettando, tutti in fila sulla destra, che le interminabili scale mobili della linea Piccadilly li portino giù, fino alla pensilina dattesa della metropolitana. E allora, che cosa cè di più rilassante di una canzone che aleggia allimprovviso nellaria stagnante del lunghissimo tunnel di South Kensington? A volte le note di Yesterday, ascoltate per caso, restituiscono dignità ad una giornata che altrimenti non avrebbe avuto niente di buono. I buskers lo sanno bene, per questo nel loro repertorio non cè quasi mai la musica che spesso si scrivono da soli, ma quella già famosa. «Mai suonare materiale nuovo - ammonisce Clare Mee, 39 anni, cantante professionista che da anni suona per le strade dellInghilterra - la gente non ti ascolterà. Al pubblico della metropolitana piace sentire qualcosa che tocchi il cuore. La canzone preferita del papà, una melodia che ti riporti ai tempi di scuola quando si era più giovani e più spensierati. Io faccio sempre così, a volte in 3 ore riesco a tirare su 50 sterline e poi anche a vendere il cd con le mie musiche. E sono altre 50 sterline. Poi pago le tasse, come tutti, perché questo per me è un lavoro come un altro».
Laria che si respira là sotto non è certo salutare, ma se non se ne può più si può risalire e tentare di fermarsi negli angoli della piazza di Covent Garden, certo lì la concorrenza è molto più agguerrita. Ma tutti partono dallo stesso punto e sulla strada essere famosi non conta nulla. È successo che la popstar Damon Gough sia riuscito a guadagnare in unora di musica circa 2 sterline e 4.90 nellintera giornata. Eppure nel 2000 aveva vinto il Mercury Prize ed è lautore della colonna sonora del film About a Boy. La vita dei buskers ovviamente non è tutta rose e fiori. Bisogna stare attenti a non venir rapinati e molta gente li scambia ancora per degli homeless.
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