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Cantautori a duello: l’incarico a Vecchioni fa indignare Di Capri

L’artista napoletano contro il collega milanese: "Per lui un favore del palazzo dopo il sostegno a De Magistris"

Cantautori a duello:  l’incarico a Vecchioni  fa indignare Di Capri

Dallo champagne a un bel bicchiere di cianuro. Non è tempo di canzoni romantiche o di richieste di perdono da indirizzare alla sua «Roberta». Questa volta Peppino di Capri sceglie soltanto parole affilate e le indirizza a un «Roberto», quel Roberto Vecchioni entrato di recente nell’occhio del ciclone per la sua nomina a presidente del Forum delle Culture 2013 da parte del sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, e per la richiesta di un compenso di 220mila euro. Cifra considerata eccessiva e poco in linea con il clima di austerità attuale tanto da accendere un vero e proprio falò di polemiche, fino al passo indietro del cantautore milanese e la decisione di lavorare gratis per il Comune.

Un gesto che non convince il collega napoletano che, in un’intervista rilasciata a Radio Crc, detta una sentenza senza appello sulla vicenda: «Sono favori di Palazzo. Mi risulta che questa persona abbia partecipato alla campagna elettorale. Ovviamente, il sindaco ha fatto bene, perché culturalmente parlando si è ben appoggiato. Però io penso che anche a Napoli poteva esserci qualcuno più vicino». Il riferimento è ai concerti per Pisapia e De Magistris organizzati da Vecchioni all’indomani dei successi sanremesi. L’affondo del cantante di Un grande amore e niente più non passa ovviamente inosservato. Peppino di Capri, infatti, pubblicamente non si è mai interessato di politica e difficilmente si è lasciato andare a commenti sopra le righe. Ma evidentemente la scelta di un milanese - sia pure figlio di un napoletano - per un incarico di questo tipo deve aver fatto scattare in lui uno scatto di campanilismo critico, pronunciato forse a nome di tutti gli artisti della sua città. Un moto di ribellione anomalo per uno che non ha mai pensato che, per essere apprezzato, un cantante dovesse protestare contro la società, la politica, il mondo, l’universo, Dio e il declino dei costumi. Né si è mai interessato al monito ironico del conterraneo Edoardo Bennato: «Gli impresari di partito mi hanno fatto un altro invito, mi hanno detto che finisce male se non vado pure io al raduno generale, della grande festa nazionale». Lui a quei raduni non si è mai fatto vedere, accontentandosi di animare i night, di mettere la sua voce inconfondibile al servizio di tante melodie, di dare ritmo al ballo della mattonella e importare il twist in Italia. Un ragazzo inossidabile e discreto, che a 73 anni si è affacciato, suo malgrado, sul balcone della polemica politica.

E che ora forse si stupirà a ritrovarsi sui giornali nel ruolo di castiga-costumi e contestatore delle scelte di De Magistris.

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