Alessia Marani
LAtac le ha persino trovato un nomignolo simpatico, la «fabbrica dei binari»; il sindaco Veltroni sè lasciato sfuggire, recentemente intervistato da una tv privata, che i lavori finiranno entro febbraio. E mentre Me.tro. e Campidoglio tappezzano la città «giurando» ai romani che la nuova metropolitana C sarà completata ed efficiente in pochi anni, in via Labicana residenti e commercianti continuano a combattere una paradossale battaglia quotidiana. Quella per la «sopravvivenza» legata al maxi-cantiere per il consolidamento e il rifacimento della sede tranviaria sulla strada, gravemente pregiudicata da microsmottamenti del terreno su cui insiste il vecchio condotto idrico che in tempi antichi portava acqua al Colosseo per le naumachie (battaglie navali). Risultato? Dallo scorso 13 giugno il tratto centrale della direttrice a doppio senso che collega via Merulana e viale Manzoni (quindi i quartieri San Giovanni ed Esquilino) al Colle Oppio è sbarrato al traffico; ingabbiato da una recinzione metallica per lavori che lazienda dei trasporti pubblici comunale aveva preventivato di ultimare per il 15 dicembre 2005 (come ancora riporta la segnaletica del cantiere) e che, invece, sono ben lontani dallessere conclusi. Costo complessivo dellopera: 3 milioni e 922mila euro più 800mila per la sicurezza.
«Una situazione drammatica - spiega Federico Fiorucci, presidente del comitato Rione Monti -. In questi mesi hanno chiuso uno dopo laltro undici esercizi commerciali; sono stati cancellati di netto 150 posti auto; non esiste più la possibilità per i mezzi in transito di sostare sulla carreggiata, nemmeno ai furgoni di fermarsi per il carico e scarico delle merci. Non solo. I tram momentaneamente sospesi sono stati sostituiti dai bus con ulteriore aggravio sulla circolazione e sullinquinamento. Le ambulanze e i mezzi di soccorso rimangono bloccati, i pedoni sono costretti a muoversi in una giungla di pericoli. Da nove mesi viviamo in una sorta di inferno nel cuore di Roma». Fiorucci è titolare di un negozio di foto-ottica, che la nonna aprì durante la Guerra. Da mezzo secolo è aperta anche la tabaccheria poco distante lungo il marciapiede. «Di fatto - spiega il proprietario, Stefano - via Labicana è ormai invivibile. Senza considerare che per i lavori straordinari sulla linea A della metropolitana, è da giorni chiusa pure la fermata Manzoni. Insomma, siamo tagliati fuori dal mondo». Dario, che gestisce una frutteria incalza: «Dallestate scorsa i guadagni sono pressoché dimezzati. Facciamo mille sforzi per andare avanti. Il nostro lavoro è in pericolo. Quello che vogliamo sapere, almeno, è quando questo strazio finirà. Per regolarci».
Un lavoro in tre tranche quello previsto da Atac. Così come presentato anche ai residenti alla vigilia dello stanziamento dei fondi. Primo stralcio (attualmente in corso e non completato) riguardante il tratto centrale. Allappello manca ancora da «scassare» il secondo binario. Nel primo sono stati fissati, sui due lati opposti, micropali profondi 18 metri e distanti fra loro 30 centimetri. Seconda e terza tranche, il rifacimento delle vie laterali, quelle accessibili agli altri veicoli: ancora da iniziare. «Vogliamo una data di fine lavori certa - afferma Luigi Cangiano, dirigente delle Ferrovie in pensione, nato e cresciuto in via Labicana -. Fine febbraio? Impossibile. Siamo a un terzo dei lavori. Il timore è che la questione sotto elezioni si chiuda a tarallucci e vino, magari ricoprendo lo scavo attuale, togliendo in fretta e furia le transenne. Illudendo i cittadini, soprattutto rimandando a chissà quando lavori comunque necessari, finendo per alimentare una sorta di pozzo di san Patrizio sul fronte dei soldi, di volta in volta, da stanziare».
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