Non c'è alcun rispetto se estorto con la forza

Viviamo un'epoca in cui chi predica tolleranza mostra la peggiore delle intolleranze: quella culturale

Non c'è alcun rispetto se estorto con la forza
00:00 00:00

Gentile Direttore Feltri,
la traccia sul rispetto è risultata la più scelta dai maturandi quest'anno. Eppure, paradossalmente, mai come oggi si registra una tale carenza proprio di rispetto, specie tra i più giovani. Come si spiega questa apparente contraddizione?

Nicoletta Rossini

Cara Nicoletta,
si spiega facilmente. Gli studenti, com'è noto, non scelgono la traccia più nobile, ma la più comoda. E tra «rispetto», «Pasolini» e «Pace Perpetua» di Kant, capirai bene che la scelta era agevole come una passeggiata in discesa. «Rispetto» è parola generica, elastica, perfetta per infarcire due facciate di banalità in croce e cavarsela con quattro luoghi comuni sul bullismo, sull'ambiente, sui nonni e sugli insegnanti. Non serve studiare né riflettere: basta scrivere che il rispetto è importante. Standing ovation. Peccato però che chi ha scelto quella traccia spesso non sappia nemmeno declinarlo, il rispetto. Non verso i professori, che vengono insultati; non verso le regole, che vengono aggirate; non verso le forze dell'ordine, che vengono contestate; non verso i genitori, che a volte vengono pure accoltellati. E non parliamo del rispetto per se stessi. Perché chi si svende su OnlyFans o si annulla pur di piacere a una folla digitale che ti ama per un secondo e ti dimentica al refresh successivo forse dovrebbe interrogarsi sul concetto di dignità prima ancora che di rispetto. Ma il nodo più preoccupante, Nicoletta, è il rispetto per il pensiero altrui. Oggi, se non ripeti a pappagallo le parole d'ordine del politicamente corretto, vieni crocifisso in pubblico. La diversità, tanto sbandierata, è accettata soltanto se è quella prevista dal manuale del perfetto progressista. Se hai un'opinione diversa, ti marchiano come pericoloso, ignorante, boomer, fascista, o tutto insieme. Viviamo un'epoca in cui chi predica tolleranza mostra la peggiore delle intolleranze: quella culturale. I giovani, che dovrebbero essere ribelli, diventano inquisitori. L'eresia è pensare con la propria testa. E quando la testa non basta, spunta la lama in tasca. Troppi ragazzi vanno in giro armati non per difendersi, bensì per punire l'alterità. Il rispetto, ormai, non si pretende: si estorce. Con la forza. Con il branco. Con la violenza.

E poi magari, tra un'aggressione e l'altra, si scrive un bel tema sull'importanza della gentilezza. Ecco, cara Nicoletta, il grande paradosso: predicare bene sui banchi e razzolare male nella realtà. Ma, del resto, chi non rispetta se stesso difficilmente potrà rispettare gli altri.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica