«Canto le poesie di Wojtyla, dove la fede incontra l’arte»

Roma«La prima cosa che mi colpì di lui, furono gli occhi. Sembrava che ti guardassero fino in fondo, che ti penetrassero nei sentimenti. Poi rimasi impressionato dal modo in cui trattava i vecchi. Dei vecchi noi tutti ci dimentichiamo spesso. Lui no: lui li salutava sempre per primi». Placido Domingo non ha dubbi. Tutte le volte che l’ha incontrato, s’è reso conto di avere davanti a sé «la persona più importante che avessi mai conosciuto». Ma un’occasione in particolare, gli è rimasta nel cuore. «Avevo appena eseguito ad Ancona il Canto alla Pace composto da Marco Tutino proprio su parole del Papa. Lui volle ricevermi in Vaticano per ringraziarmi. Così presi coraggio e gli chiesi: “Santità: conosco le poesie che lei ha scritto quand’era attore e operaio. Se lei me lo permettesse, vorrei provare a farne della canzoni”. E lui: “Sì, certo: con grande gioia”. Dieci anni dopo, dodici poesie di Giovanni Paolo II sono diventate altrettante brani: musicati da vari autori (Maurizio Fabrizio, Antonio Galbiati, Fio Zanotti, Kaballà, Placido Domigo Junior) e tutte interpretate - naturalmente - dal grande tenore messicano. Per essere pubblicate infine in Cd sotto al titolo Amore infinito.
«In vita mia ho inciso un numero praticamente infinito di dischi - riflette Domingo -. Ma questo è diverso da tutti gli altri. È iniziato come un atto di fede. Ed è finito come un atto artistico». Studiando le poesie del giovane Karol Wojtyla, infatti, Domingo padre e figlio hanno scoperto «testi molto profondi, talvolta assai complessi. Noi però volevamo che questo disco “parlasse” la lingua della fede in modo comprensibile a tutti. Che arrivasse al maggior numero possibile di persone. Per questo parlo di fede. Allora abbiamo scelto le poesie più semplici; quelle che, anche toccando temi profondi, sapevano farlo in maniera diretta. Ed ecco perché il lavoro s'è poi fatto artistico». Anche per quel che riguarda lo stile musicale, «abbiamo abbandonato presto l’idea di utilizzare musica colta, d’impianto troppo classico. E invece abbiamo chiesto ai nostri autori di far ampio uso di melodia, di cantabilità. In questo modo Amore infinito racconta di ciò che tutti sentono - l’amore della madre, la voce della coscienza, il senso di gratitudine, la conquista della libertà - in modo che tutti capiscano». Con l’aiuto del figlio, che è compositore, e il sostegno della London Symphony Orchestra, che ha eseguito le musiche per il Cd, Domingo ha infine scelto i brani «che più si adattavano alla mia vocalità, alla mia personalità. Ce ne sono di magnifici. Fra tutti amo La coscienza, in cui si dice: “Non influisco sulla sorte del mondo. Ma potrei creare un altro mondo lo stesso“. O La libertà: «La libertà è conquista che termine non ha. Non sarà mai un possesso, mai un’eredità».
Credente e particolarmente devoto a Giovanni Paolo II («Presto potrò dire anche ufficialmente di aver conosciuto un vero santo. Fortunati noi tutti, che possiamo dire di aver vissuto nei suoi tempi!») ha voluto coinvolgere nel Cd alcuni celebri colleghi - Andrea Bocelli, Josh Groban, Katherine Jenkins, Vanessa Williams - impegnandosi con loro in vari duetti. E ha in programma di presentare Amore infinito in una tournée mondiale di dieci concerti, con probabile partenza dallo stadio Azteca di Città del Messico, il 23 dicembre, e tappe in Italia, Spagna, Germania. E nel Paese del Papa, naturalmente: forse proprio a Cracovia. «Certo: per continuare a diffondere il suo messaggio, papa Wojtyla non ha bisogno di me. Però mi piace pensare che, sia pure in un modo molto, molto semplice, con questo lavoro anch’io posso dare il mio contributo».


Perché la tournée partirà dal Messico? «Perché i messicani hanno sempre amato tutti i papi. Ricordo, avrò avuto 13 o 14 anni, quando morì Pio XII. I miei genitori cantavano la zarzuela, a Guadalajara. E quel giorno il teatro rimase completamente vuoto. Il lutto aveva colpito tutti, sinceramente».

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