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La canzone "scomoda" di John Lennon cancellata da Yoko Ono

Torna "Some Time in New York" e sparisce il brano più provocatorio. In nome della correttezza

La canzone "scomoda" di John Lennon cancellata da Yoko Ono

C' è un dettaglio minuscolo, e quindi decisivo, nella nuova edizione di Some Time in New York City di John Lennon.

Il brano Woman Is the Nigger of the World non c'è più. Eliminato con mano leggera, come si toglie una macchia da un vestito. Ne resta solo un'ombra: la riproduzione della copertina originale, dove il titolo sopravvive come un fossile grafico. È Yoko Ono ad aver deciso il taglio.

L'assenza pesa perché l'album ricompare oggi dentro il cofanetto Power to the People, che dovrebbe celebrare la stagione militante di Lennon. Power to the People include ristampe rimasterizzate dei dischi politici, scatti d'archivio, note, qualche demo, una selezione di singoli, un libro esaustivo, argomento per argomento. Tra gli ospiti nelle esibizioni, ci sono George Harrison, Eric Clapton, Frank Zappa, Keith Moon, Nicky Hopkins, Klaus Voormann. Power to the People mette in scena tutta la coreografia dell'impegno, preparata con una cautela museale. Si espone la rivoluzione, purché spolverata.

Per capire l'eliminazione della canzone bisogna tornare al 1972, quando Lennon non era un artista che flirtava con la politica: ci viveva dentro, immerso nella galassia radicale americana. Frequentava Jerry Rubin e Abbie Hoffman, i due leader sovversivi del movimento studentesco. Erano anni in cui un campus poteva incendiare il dibattito nazionale più di un discorso alla Casa Bianca. Accanto agli studenti c'era John Sinclair: poeta, attivista, fondatore del White Panther Party. Un personaggio borderline, metà rivoluzionario metà sciamano laico, finito in carcere per tre spinelli e trasformato in simbolo della repressione. Lennon gli dedicò una canzone, John Sinclair, e salì sul palco del Free John Sinclair Rally alla Crisler Arena di Ann Arbor. Due giorni dopo, Sinclair fu rilasciato. Non fu merito di Lennon, certo; ma la sua presenza fece rumore quanto una campagna politica. Sinclair divenne il volto della persecuzione giudiziaria a fini politici; Lennon, il suo altoparlante planetario. I Beatles erano finiti nell'amarezza, Lennon cercava un nuovo ruolo per sé, e nuove battaglie da combattere, battaglie non musicali ma politiche. L'Fbi iniziò a seguirlo e aprì un fascicolo. La minaccia di espellerlo dagli Stati Uniti era utilizzata per tenere il cantante sotto scacco.

Lennon pensava realmente di essere parte di una nascente rivoluzione? Difficile da credere. Lennon era un uomo intelligente, con le antenne lunghe. Finita la magia dei Beatles, possiamo vedere le difficoltà dell'uomo: ridefinirsi finita l'eterna adolescenza di Beatles; fare i conti col proprio personaggio pubblico, la mezza età e la rinuncia a ogni velleità rivoluzionaria; la sbandata per una donna più giovane; il rientro sotto il tetto matrimoniale; la rinascita interrotta da un colpo di pistola mortale. Quarantacinque anni fa, l'8 dicembre 1980, John Lennon viene infatti assassinato a New York da Mark David Chapman, un suo fan con problemi psichiatrici. L'omicidio avviene davanti al Dakota Building, residenza di Lennon e Yoko Ono, poco dopo che l'artista aveva firmato un autografo proprio all'assassino. Chapman gli spara alle spalle, colpendolo con quattro proiettili, Lennon muore poco dopo in ospedale.

Ma torniamo all'inizio dei Settanta. In quel clima nasceva Some Time in New York City: un disco politico, figlio di una stagione in cui si pensava ingenuamente che una canzone potesse ribaltare il mondo. Woman Is the Nigger of the World era l'esempio perfetto: un titolo incendiario, una provocazione linguistica concepita per denunciare l'oppressione femminile attraverso uno shock semantico. Già allora era dinamite; oggi è tabù. Ma amputarlo dal disco equivale a amputare l'intera logica dell'epoca.

E così si passa dalla rivoluzione all'autocensura. La sinistra che un tempo difendeva la libertà di parola come ultimo bastione contro l'autorità oggi la calibra, la modera, la riduce alle dimensioni di un vassoio da salotto. Ciò che disturba non si discute: si elimina. Non esiste più la sfida culturale; esiste la gestione dell'eventuale danno di reputazione. Che Yoko Ono, avanguardia libertaria di allora, firmi questo disciplinamento è il segno di un mutamento profondo. Non c'è censura istituzionale, nessun procuratore solerte: c'è solo il clima moralmente opprimente del politicamente corretto. Il nuovo imperativo morale è non creare attrito. La provocazione, un tempo virtù politica, è ora interpretata come un difetto di fabbricazione da correggere retroattivamente. Per non dire della traiettoria politica della sinistra: dalla lotta per incidere nella realtà alla lotta per riscrivere il dizionario.

Il risultato è un'opera dimezzata. L'immagine resta (la copertina originale) ma la voce scompare. Il cofanetto Power to the People, nato per celebrare la ribellione, finisce per esporre un reperto sterilizzato. Tutto catalogato, tutto restaurato, tutto rassicurante. Eppure nulla diventa più giusto così. Non si cancella il razzismo togliendo un titolo da un album; non si risarcisce l'oppressione femminile impedendo a una provocazione del '72 di parlare nel 2025. Si cancella solo la memoria, sostituendola con un presente che pretende di essere ineccepibile ma è storicamente analfabeta.

La libertà che Lennon esercitava (goffa, eccessiva, a volte mal formulata) era almeno libertà. Oggi resta un involucro vuoto, un gesto addomesticato. Da una parte Rubin, Hoffman, Sinclair; dall'altra l'ansia di non offendere nessuno. È tutto lì: una rivoluzione ridotta a layout grafico. La storia di Woman is the Nigger of the World, pur minuscola, dà conto della parabola del progressismo.

Abbandonata ogni velleità rivoluzionaria, la sinistra si è trovata senza battaglie e senza elettorato. Ha cercato l'uno e le altre nelle baruffe sui diritti degli atenei.

Dal 1972 al 2025, un'unica traiettoria: dal pugno chiuso al guanto bianco che cancella con un clic.

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