Roma

«Il caos bagagli? Figlio della liberalizzazione»

Il sindacalista Walter Mancini: «Assurdo accusare i dipendenti»

«Il caos bagagli? Figlio della liberalizzazione»

«La verità sul caos dei bagagli è molto semplice. Purtroppo la situazione, dopo la liberalizzazione del 2000, è andata peggiorando, con una preoccupante corsa al ribasso i cui effetti vengono scontati dai passeggeri, ma anche dai dipendenti, perché le società di handling, costrette a risparmiare da una feroce concorrenza, tagliano sul costo del lavoro che pesa per il 70 per cento sui bilanci». Walter Mancini, coordinatore nazionale trasporto aereo del Sindacato lavoratori (Sdl), dice la sua sui tantissimi disagi vissuti dai passeggeri del Leonardo da Vinci nei giorni caldi delle partenze. Disagi che potrebbero ripresentarsi con il nuovo picco di traffico previsto per i rientri. E avverte: «Non mi va bene che si scarichi la responsabilità sui lavoratori». In pratica, spiega il sindacalista, da quando dello smistamento bagagli si occupano una serie di società in concorrenza, si è cominciato a limare sul personale, spremendo i dipendenti precari. «A Fiumicino - insiste Mancini - siamo arrivati alla massima flessibilizzazione del lavoro precario, invece di assumere si allungano i turni, fino a 12 ore di lavoro giornaliero, per far fronte alla carenza di organico. In queste condizioni, è inevitabile che se c’è un minimo intoppo nel sistema, per esempio un blocco del nastro che trasporta i bagagli, va tutto in tilt. Soprattutto nei giorni più “caldi” di traffico. Ma la colpa non è dei dipendenti, costretti a lavorare troppo».
Il coordinatore del sindacato lavoratori individua anche un altro punto di debolezza del sistema. «Ci sono problemi strutturali, oltre alle carenze di organico», attacca. «Per acquistare Adr dall’Iri, il Consorzio Leonardo si è fortemente indebitato con le banche. Così, nonostante l’attivo, la conseguenza sono appalti al massimo ribasso, con effetti sulla qualità. Gli investimenti sono quasi esclusivamente sul commerciale, ora sul nuovo molo C, anche perché negozi e duty free garantiscono il 60 per cento degli introiti alle società di gestione degli aeroporti. Ma intanto molte strutture, dall’aria condizionata al Bhs, il sistema di trasporto dei bagagli, sono obsolete. E al terminal AA, dove partono i charter, non funzionano le bilance per i bagagli all’accettazione».
Sul punto, però, la società che gestisce il Leonardo da Vinci non è d’accordo. «Non vedo come si possa entrare nel merito - spiegano fonti Adr - visto che il piano di sviluppo non è ancora stato presentato, ma è un piano a lungo termine, da due miliardi di euro, che prevede tantissimi interventi, anche quelli necessari a far fronte al massiccio aumento di traffico che attendiamo nei prossimi anni. L’appuntamento è per l’assemblea dei soci, il 21 settembre. Quanto ai disservizi del terminal AA, non ci risultano: quel terminal è stato inaugurato appena due anni fa».
Di certo, almeno nel settore dell’handling, non tutto va bene. È ancora Mancini che spiega come «per esempio di fronte all’esigenza di fare in fretta, il personale di pista non può rispettare i 30 chilometri orari di limite di velocità. Si bloccherebbe tutto. Poi, ovviamente, in caso di incidente, la responsabilità ricade sul malcapitato dipendente». E la carenza di personale fa pesare i suoi effetti a cascata in ogni settore, «così succede che le squadre che caricano e scaricano i bagagli dagli aerei - conclude Mancini - partano incomplete, senza il Ros, il responsabile operazioni sottobordo.

È accaduto, per esempio, nel caso del volo per Bucarest, quello del cane fuggito dalla stiva di carico prima del decollo».

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