È caos par condicio Il Tar «riammette» i talk show politici

RomaIl Tar scardina il blocco imposto dalla par condicio e dall’Autorità garante per le comunicazioni (Agcom) a Sky e La 7. La decisione del tribunale amministrativo potrebbe riaprire tutti i giochi pure in Rai. Anche perché sulla decisione del Tar interviene subito proprio l’Agcom che non soltanto annulla la delibera che riguarda le private ma invita pure il cda Rai a rivedere le decisioni prese in applicazione del regolamento della Vigilanza. L’Autorità ricorda alla Rai che «i princìpi che regolano l’informazione e la comunicazione politica nel periodo elettorale sono comuni alla concessionaria pubblica e alle televisioni private».
Insomma se c’è il via libera alla politica in tv per le private allora il servizio pubblico non può restare a guardare. E a dirlo non sono soltanto Michele Santoro e Giovanni Floris, già pronti ovviamente, a tornare in studio la prossima settimana, ma pure l’opposizione. «Con la sentenza del Tar le private e le commerciali possono garantire il dibattito mentre la Rai no - dice il leader del Partito democratico Pierluigi Bersani - il cda Rai deve fare indietro tutta e rivedere il regolamento».
Il presidente della Rai, Paolo Garimberti ha convocato un consiglio d’amministrazione d’urgenza per lunedì alle 12, come promesso in caso di bocciatura della delibera dell’Agcom. Potremmo dunque veder riapparire in palinsesto Ballarò e Annozero grazie ad una interpretazione allargata della sospensiva del Tar? In realtà questa ultima ipotesi appare improbabile anche ai piani alti di viale Mazzini. Il Tar per ora si è limitato a rilevare la «fondatezza» della richiesta di sospensione del regolamento varato dall’Agcom (articolo 6, comma 2). La decisione definitiva è rimandata all’udienza fissata per il sei maggio. In sostanza i giudici dicono: i talk show anche se parlano di politica sono programmi di informazione e non tribune elettorali e dunque non devono sottostare alle troppo rigide regole della par condicio. Ma la decisione del Tar vale per le private. Dunque per la Rai le regole della par condicio restano in piedi e se fossero violate, paradossalmente, sarebbe proprio l’Agcom a sanzionare il servizio pubblico. Dunque sembra difficile si possano allestire trasmissioni come quelle di Santoro o Floris garantendo la presenza di un rappresentante per ognuna delle 18 liste in lizza per le elezioni. Oltretutto dalla prossima settimana sono già in calendario le conferenze stampa elettorali in prima serata proprio il martedì su Raitre e il giovedì su Raidue. Gli spazi di Floris e Santoro sono quindi occupati.
Ma è proprio dalla commissione di Vigilanza che arrivano pareri contrastanti sulle scelte che ora dovrebbe fare il servizio pubblico. Il senatore del Pdl, Alessio Butti, fa notare che mentre il ricorso di Sky e La 7 è stato accolto quello della Federconsumatori che chiedeva lo stop del regolamento della Vigilanza per la Rai è stato invece respinto.
«Chi chiede alla Rai di tornare sui suoi passi non ha capito che cosa è successo», osserva quindi Butti per il quale «il regolamento della Rai va benissimo così com’è» mentre è certo che «la legge sulla par condicio, difesa per dieci anni dal centrosinistra, è giunta al capolinea, come noi abbiamo già detto in Vigilanza Rai». Per il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ora l’azienda pubblica «deve fare le sue valutazioni» perchè sarebbe davvero strano che «un divieto del genere valesse per la Rai e non valesse per le grandi reti nazionali, penso per esempio a Mediaset».
Proprio il gruppo Mediaset sottolinea come la decisione del Tar confermi «la fondatezza dell’opposizione al provvedimento dell’Agcom», annunciando la decisione di procedere con i talk show «compatibilmente con l’imminenza della scadenza elettorale».
Per Sergio Zavoli, presidente della Vigilanza, i talk show in Rai dovrebbero riprendere ma «senza la presenza di politici nè il ricorso a temi riconducibili all’attualità politica».
Ma certo non è quello che hanno in mente i conduttori dei talk show: programmi senza politica magari sul giardinaggio o la cucina.


«Se è vero che nelle motivazione del Tar non si possono confondere le tribune politiche con i programmi di approfondimento - dice Santoro - allora la Rai ha un motivo in più per disapplicare il regolamento elaborato dalla Commissione Parlamentare di vigilanza, con un abuso di potere e rimettere in onda tutte le trasmissioni».

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