Roma - Diecimila precari (4.500 solo delle Poste) si frappongono tra maggioranza ed opposizione, rendendo difficile il dialogo. Tanti, infatti, sono i lavoratori che sarebbero «colpiti» dalle norme del decreto legge (in discussione al Senato), che il governo non intende modificare. E che producono tensioni non solo fra governo ed opposizione; ma creano qualche frizione anche all’interno dell’esecutivo.
I distinguo di Sacconi e Brunetta sulla norma («è di origine parlamentare, non l’ha voluta il governo») avrebbe innescato uno sfogo di Umberto Bossi: «basta con tutti questi stop-and-go», avrebbe confidato il ministro delle Riforme. Alludendo alla circostanza - riferitagli dai deputati leghisti presenti in commissione a Montecitorio - che le misure di sanatoria sui precari erano condivise dal governo. Nella sostanza il leader leghista non condivide i «ripensamenti» dei colleghi.
«Ripensamenti», fra l’altro, isolati. Il governo, infatti, ha presentato un unico emendamento al decreto sulla manovra. Ed è quello - ispirato dal Quirinale - che riduce l’elasticità dei singoli dicasteri di utilizzare le missioni di spesa. Elasticità, peraltro, ridotta solo per il 2009. E per questa modifica, il provvedimento della manovra dovrà tornare alla Camera per la terza lettura. Tant’è che il capogruppo del Pdl ha ricordato a tutti i deputati che l’assemblea di Montecitorio lavorerà anche la prossima settimana.
Per quanto riguarda i precari, il sottosegretario all’Economia Giuseppe Vegas precisa che si tratta di norme limitate ad un periodo di tempo ben definito: prima dell’introduzione della legge Biagi. E le misure del governo hanno l’obbiettivo di «circoscrivere il rischio dell’esplosione del contenzioso. La norma si riferisce soltanto al passato». Principio che i tecnici del Senato chiedono di migliorare.
Contro la norma protestano l’opposizione e i sindacati (anche quello dei giornalisti). Di Pietro dice che è «oscena». Veltroni chiede che venga ritirata. E Diliberto chiede al leader del Pd «dov’erano i deputati del Pd quando la misura veniva approvata in commissione». Tant’è che l’emendamento è passato senza clamori al momento del voto.
Ma al di là del confronto politico, i sindacati delle Poste ricordano a tutti quei lavoratori precari che hanno fatto ricorso per l’assunzione a tempo indeterminato (e hanno già vinto un grado di giudizio), che l’azienda ha sottoscritto un accordo per la stabilizzazione del contratto di lavoro. In base a questo accordo circa 10 mila, dei 14 mila precari interessati, se firmano l’accordo sindacale vengono automaticamente assunti dalle Poste. Resterebbero fuori 4-5 mila postini. Ed altrettanti nell’intero pianeta del lavoro. Diecimila, insomma. Per i quali, anziché l’assunzione automatica, è previsto un indennizzo.
E comunque, anche per questi 10 mila esclusi si potrebbero aprire spiragli. Li lascia intravedere Antonio Azzollini, presidente della commissione Bilancio del Senato. «Siamo sorpresi del clamore - dice - in primo luogo perché l’opposizione era a conoscenza della norma. Eppoi, perché - qualora il governo le ritenesse opportune - eventuali modifiche potrebbero essere introdotte in altri provvedimenti». E per Sacconi «la sede idonea di eventuali interventi sarà il ddl collegato alla finanziaria».
Chi è contraria a modifiche della
norma in questione è la Confindustria.In una nota spiega che le misure sui precari sono «coerenti con la direttiva europea che vuole soprattutto contrastare le eccessive reiterazioni» dei contratti di lavoro atipico.
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