Roma - Il vulcano monnezza sta esplodendo. In questo stato di emergenza assoluta altre due zeppe si infilano in un ingranaggio già sotto pressione. L’inchiesta sulle ecoballe ed il conseguente forfeit della Fibe, la società che gestiva gli impianti di cdr (combustibile dai rifiuti), finita sotto accusa per il modo in cui trattava la spazzatura. Quella di Guido Bertolaso alla Commissione ambiente della Camera, dove ieri è iniziato l’esame del decreto legge sull’emergenza rifiuti in Campania, non è un’audizione di routine.
«Il provvedimento della magistratura ha complicato la situazione non solo a livello personale, demotivandoci, ma anche nei rapporti con le comunità locali», spiega il sottosegretario, che annuncia di aver ricevuto una lettera dalla Fibe, la società del gruppo Impregilo. «Mi comunicano che loro si ritirano dagli impianti - spiega Bertolaso -. E questo nel corso dei prossimi giorni potrebbe seriamente aggravare la situazione: non possiamo dare seguito a quanto previsto dal decreto, cioè chiudere gli impianti di cdr e trasformarli in impianti di compostaggio. Ci vuole tempo e non possiamo farlo in condizioni di assoluta emergenza». L’assessore all’Ambiente campano, Walter Ganapini, incontrerà oggi il sottosegretario «per garantire una gestione efficiente dei sette impianti cdr dopo il ritiro della Fibe».
Alla lucida analisi di una situazione oggettivamente difficile il capo della Protezione civile ne affianca pure una soggettiva di chi «da servitore dello stato» vive «una drammatica esperienza di angoscia e solitudine».
Il sottosegretario fa riferimento all’inchiesta della magistratura napoletana. «Ho più volte segnalato ed è agli atti del Parlamento che dagli impianti usciva spazzatura da un lato tritata e dall’altro assemblata nelle cosiddette ecoballe». Una vicenda, prosegue «nota e discussa con le competenti autorità della magistratura». Insomma, dice Bertolaso (riferendosi ai colloqui telefonici con la sua collaboratrice Marta Di Gennaro, attualmente agli arresti) «se vi sono state affermazioni, parole forti su quello che stava accadendo, derivava dall’esasperazione di chi aveva accettato qualsiasi rischio pur di riuscire a risolvere il problema della spazzatura, cercando tutte le strade possibili, forse anche al margine di quelle che erano le normative vigenti».
Parole che devono essere costate parecchio a Bertolaso, una esplicita richiesta di sostegno che non resta inascoltata. Il governo dà subito una risposta agli ultimi eventi. Oggi il premier Silvio Berlusconi sarà a Napoli insieme ai titolari dell’Interno, Roberto Maroni e dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo: un modo concreto per dimostrare solidarietà al sottosegretario. «Bertolaso non si tocca - avrebbe detto Berlusconi ai suoi più stretti collaboratori -. Serve un segnale forte e noi lo daremo». L’operazione «Rompiballe» farà il suo corso, il lavoro della magistratura verrà rispettato ma il fronte dello Stato resta compatto e porta avanti la linea scelta con il decreto.
Alla commissione Ambiente Bertolaso fornisce dati sempre più allarmanti. «Ci sono più di 30mila tonnellate di spazzatura nelle strade, nelle piazze, in periferia e nei campi ed ogni giorno in Campania si producono più di 7mila tonnellate di spazzatura», dice il sottosegretario. Gli impianti di Macchia Soprana e Ferrandelle sono in grado di ricevere «non più di 140mila tonnellate a fronte delle 700mila previste». Al momento non ci sono altri siti anche se «grazie al lavoro del prefetto De Gennaro» nella seconda metà di giugno verranno aperti i due siti in provincia di Benevento ed Avellino. Per il sito di Chiaiano, avverte Bertolaso, «oggetto di violente contestazioni» ci sarà ancora bisogno «di 15 giorni per conoscere i risultati». Se non risultasse idoneo «la situazione si complicherebbe perché dovremmo trovare un’alternativa».
Infine sull’uso dell’esercito, Bertolaso avverte che servirà soprattutto «ad evitare scarichi illegali».Il sottosegretario poi incassa anche la solidarietà del ministro ombra dell’Ambiente, Ermete Realacci: «Bertolaso riuscirà ad affrontare l’emergenza».
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